Nazareno, (do) We have a Problem(?)! Letta il Segretario nuovo o un Nuovo Segretario?

Domenica alle 13 Enrico Letta è divenuto Segretario Nazionale del Partito Democratico, con 860 voti a favore, 2 contrari e 4 astenuti: una bella inizione di fiducia, con slancio.
Ma quanti sono stati già i Segretari del PD con questo inizio prorompente? Anzi, quanti Segretari ha avuto il PD in questi anni? Ancora, ma da quanto tempo c’è il PD e quanti Segretari ha (già) avuto? Il PD è stato fondato il 14 ottobre 2007. Da allora alla sua guida si sono registrati 11 periodi di Segreteria: per due volte si è trattato di reggenti (Orfini e Martina, poi Segretario) e Renzi lo è stato due volte, quindi possiamo dire che Letta è l’ottavo Segretario del PD con mandato pieno.

Che la situazione non sia ‘normale’ Letta lo ha subito dichiarato: il quadro è quello che ha definito apertis verbis una «democrazia italiana malata» nel senso che «7 governi in 10 anni con 6 primi ministri, che hanno tutti o quasi avuto maggioranze diverse, non si può che definire una democrazia malata» (minuto 1:01:34) 1. E questa valutazione è parsa collegarsi alle parole altrettanto chiare che ha pronunciato alcuni minuti: «io oggi mi candido a nuovo Segretario del PD , ma so che non vi serve un nuovo Segretario, l’ennesimo, vi serve un nuovo PD (pausa ad effetto riflessivo, cui segue) Perché un nuovo Segretario, se facciamo l’elenco di quanti ci avvicendiamo a questa carica…». 2 Appunto, lo abbiamo appena ricordato.

Ecco quindi la vera sfida di Letta, e forse anzi, pure del Partito Democratico intero. Perché se è ben vero che il rinnovamento è ‘cosa buona e giusta‘, almeno ogni tanto, a maggior ragione in politica ed oggi, in questo mondo un po’ matto, che gira a velocità vorticosa, rallentato in parte da questa pandemia (proprio a volerci trovare un aspetto minimamente positivo), è anche altrettanto vero che un continuo rimpasto, un continuo alternarsi di leader alla guida di un partito desterebbe il sospetto che quel partito sia, in alternativa, o ingovernabile o che proprio nessuno sia capace di esserne leader. Ed entrambe le ipotesi sarebbero quanto mai non auspicabili per il centro-sinistra. E forse per l’intero Paese.

Non si può non registrare una certa tendenza nel sistema politico e democratico del nostro Paese, considerando almeno la fase della seconda (e, se è cominciata, pure della terza) repubblica, a come si è interpretata la figura ed il ruolo dei segretari, dei leader di partito, ed anche questo Letta lo ha indicato apertamente quando ha parlato di due modi interpretare ‘l’essere leader di partito’, così come ‘l’essere partito’, e ancora come ‘l’essere partito leader‘.

Letta non ha indicato quale modo di ‘essere leader di partito’ preferisca, e però ha indicato come modalità d’essere dei partiti di centro e centro-destra quella di avere un leader unico e, diciamolo, idolatrato, mentre come modalità d’essere dei partiti di centro-sinistra e sinistra quella di avere una comunità di riferimento. A tutti noi però, al di là dei colori e delle preferenze politiche, risulta chiaro che questa seconda modalità abbia fino ad oggi portato ad instabilità interna e…e quanta credibilità, autorevolezza a lungo andare? In questo senso, per Letta e per il PD pare davvero l’ultima chiamata. Letta lo ha voluto dire chiaro, anche questo (minuto 54:20): «io non sono qui per falsi unanimismi, non sono qui dietro patti segreti, tutto è trasparente», proprio come a dire “non ci sono caminetti!”, che è sempre parso essere un pp’ il modus agendi delle gerarchie grigie del PD in questi anni. Una nuova fase di apertura e trasparenza…per gli amanti delle serie tv è parso il primo discorso di Tom Kirkman in Designated Survivor: magari riuscisse poi ad affermarsi così bene, Enrico Letta.

Ed infine Letta ha indicato chiaramente l’orizzonte di manovra politica che vede per il PD (dal minuto 55:25): «noi dobbiamo pensare che abbiamo vinto e governato quando abbiamo fatto coalizioni […] la coalizione è fondamentale […] io sono uno che crede nelle coalizioni e ho imparato che ad aprirsi ci si guadagna sempre […] noi dobbiamo costruire un nuovo centrosinistra, su iniziativa e leadership del PD», e, come è ormai entrato in uso dire, ha voluto ‘fare nomi e cognomi‘ degli interlocutori che andrà ad incontrare: Roberto Speranza (Articolo Uno), Emma Bonino (Più Europa), Carlo Calenda (Azione), Matteo Renzi (Italia Viva), Angelo Bonelli (Europa Verde), Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana). Questo è il recinto del centro-sinistra tracciato da Letta, e possiamo anche ben dire che è un recinto ampio, poiché vi ha incluso sia forze politiche che sostengono il Governo Draghi, sia forze politiche che ora sono all’opposizione, e certamente

con una pluralità di opinioni che le ha viste, almeno in periodi recenti, scontrarsi anche al calore bianco. E con questo centro-sinistra, o almeno verificatane la consistenza, andare al confronto con il Movimento 5 Stelle guidato da Giuseppe Conte, che per forza di cose sarà quindi un nuovo Movimento, e a cui, con cortesia, ha rilanciato la sfida di venire allo scoperto, di parlare in maniera altrettanto chiara e aperta. Quindi primum ri-costruire il centro-sinistra, deinde confrontarsi col 5 Stelle. Ecco la coalizione possibile per Enrico Letta Segretario del PD, e di cui il PD potrebbe ben essere leader. Infine l’appello finale «dobbiamo essere un partito forte e unito, e dobbiamo essere un partito con una logica espansiva», per una missione, un percorso, che Letta ha sì tracciato chiaramente, ma che appare del tutto al buio, almeno per ora.
Come si comporterà quindi il Partito Democratico di fronte a queste sfide che il nuovo Segretario, per ora solo l’ennesimo, ha posto con parole chiare? Le sfide sono due: saprà Letta essere un Segretario nuovo? E saprà il PD essere un partito diverso, mostrare tutti le sue potenzialità migliori, in questi anni -spiace ma va detto- nascoste un po’ troppo? Se vi sono, è giunta l’ora di mostrarle, senza indugio né timidezze alcune: quella di Letta più che una presentazione di programma è parsa una ultima chiamata alle armi ed alla responsabilità. Che il Partito tutto sappia raccoglierla è un auspicio forte certamente per la metà del cielo del centro-sinistra, e forse dovrebbe esserlo per tutta al politica italiana, così alla ricerca di un modo nuovo di interpretare la società, i propri cambiamenti, i propri problemi e le proprie istanze.

 

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