Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: la Regione Veneto fa bene i compiti a casa – Seconda parte

Come abbiamo visto nella precedente “puntata”, ogni Regione è chiamata a produrre un documento quale contributo territoriale che concorra alla redazione dell’unico Piano Nazionale che avrà da essere il programma di attuazione del Next Generation EU (NGEU) o Recovery Plan o Piano per la Ripresa dell’Europa, che dir si voglia, pur di intendersi sul fatto che ci si riferisce al piano di aiuti europei a seguito della crisi pandemica, che per la sola Italia ammonta a circa 210 miliardi di euro.

Questa è quindi occasione ghiotta per mettere davvero a confronto alcune Regioni italiane, tra cui ovviamente il Veneto, su un “compito a casa” davvero identico per ciascuna di esse, al di là di contesto, storia, cultura, tradizioni, e qualsiasi altro elemento caratteristico.

Ricordiamo che abbiamo scelto di porre a confronto le seguenti Regioni: Sicilia (25mila kmq di superficie e 4,8 milioni di abitanti), Piemonte (25mila kmq e 4,2 milioni di abitanti), Lazio (17mila kmq per 5,7 milioni), Lombardia (23mila kmq per 9,9 milioni), Emilia Romagna (22mila kmq per 4,4 milioni), appunto a confronto col Veneto, Regione estesa più di 18mila kmq e con una popolazione di 4,8 milioni di persone. Regioni quindi comparabilmente simili per estensione territoriale e per popolazione residente.

Così come nella scorsa “puntata”, anche oggi porremo sotto la nostra lente di ingradimento i 3 seguenti aspetti: 1) la somma di finanziamenti richiesta da ciascuna Regione; 2) la loro classificazione per loro scelta; 2) il numero di progetti indicati da ogni Regione nel proprio documento.

Innazi tutto, il documento del Veneto si apre indicando esplicitamente l’ammontare complessivo di quasi 25 miliardi di euro richiesti come risorse necessarie a finanziare tutti i progetti indicati. Questi sono poi classificati subito (proprio in apertura del testo nella prima pagina) come “indispensabili” (il 62% dei progetti) diciamo cioè irrimandabili, o come “necessari” (il restante 38%) quindi sempre con priorità alta, ma un poco inferiore a quelli precedenti. Questa immediata generale chiarezza non si riscontra in tutti gli altri documenti delle Regioni.
Regione Piemonte
abbiamo già detto aver predisposto 3 documenti, e anch’essa usa schemi chiari per esplicitare le risorse che chiede: poco più di 13 miliardi di euro, con dettaglio di costo per ogni singolo progetto. La classificazione che fai dei progetti indicati non è relativa alla priorità, quanto invece ai tempi necessari per farli partire: usa le indicazioni “cantierabile” o “2023”, dividendo i progetti quindi in questi 2 blocchi temporali, essendovi alcuni progetti indicati come “avviato”. Evidentemente qui si è fatto riferimento alla direttiva per cui il 70% delle sovvenzioni fornite dal Next Generation EU dovrà essere impegnato tra 2021 e 2022, mentre il restante 30% nel 2023.
Il documento di Regione Lazio è un susseguersi di schemi di presentazione di tantissimi progetti: ciascuno risulta chiaro in sé, anche nel proprio ammontare, eppure non si intende né un giudizio di priorità né si riesce ad avere idea delle risorse chieste complessivamente da Regione Lazio, dovendosi fare una lunga somma di tutti i singoli progetti.
Il documento di Regione Lombardia è davvero simile a quello del Veneto come impostazione di lavoro, come format delle pagine, delle analisi e delle presentazioni: potremmo ipotizzare che abbiano utilizzato lo stesso schema base. Ma come Regione Lazio, la Lombardia indica sì l’ammontare di ogni singolo progetto, senza però indicare la somma totale di tutti i progetti, optando invece per l’indicazione del tempo di attivazione, similmente a Regione Piemonte.
Regione Sicilia e Regione Emilia Romagna sono su questi aspetti le più deludenti. Almeno Regione Sicilia indica, ormai a metà documento, l’ammontare complessivo (26 miliardi di euro) dei fondi richiesti, ma né specifica i progetti (c’è una tabella relativa solamente alle 6 Missioni indica

dal Next Generation EU) né tantomeno può classificarli secondo un criterio quale che sia. Diverso forse è l’approccio da avere per il documento di Regione Emilia Romagna: lo spirito con cui nasce è quello di aprire alla partecipazione dei Territori e delle Realtà attive su di esse. Sembra quindi non voler imporre dall’alto scelte, ma indicare un percorso da cui farle nascere e sviluppare. Lodevole anche, però an passant ricordiamo a tutti che il termine per la presentazione dei Piani di ogni Statao (ripeto: di ogni Stato, non delle Regioni!) per accedere ai Fondi Straordinari Europei è il 30 aprile 2021, Manca praticamente oramai meno di 1 mese.

Ne consegue che per non tutte le Regioni è facile (o possibile) avere una idea del numero di progetti: si osa dire che sia impossibile per Sicilia ed Emilia Romagna visto che non ne indicano alcuno specificamente; per sapere il numero di quelli di Lazio e Lombardia sarebbe necessario scorrere tutto il documento e tenere il conto dei progetti, non essendoci uno schema riassuntivo; anche in questo ambito Regione Piemonte regge bene il confronto essendo provvisto di prospetto complessivo di tutti i 115 progetti proposti; 155 sono i progetti di Regione Veneto, come si legge da tabella simile a quella del Piemonte (anzi, se mai sotto questo aspetto parrebbe migliore il documento sabaudo).

Non è ancora giunta l’ora di trarre un bilancio complessivo ed esprimere un giudizio, avendo quindi ancora procediamo ad analizzare altri aspetti dei documenti delle Regioni ponendoli gli uni a confronto con gli altri. Dal confronto odierno potremmo dire che Regione Veneto rafforza il suo piazzamento al vertice, Regione Piemonte conferma di aver approntato un buon documento, Regione Lombardia forse perde qualche punto, appaiandosi con Regione Lazio, mentre ben distanti dall’apprezzamento sono Regione Sicilia e Regione Emilia Romagna, con quest’ultima in particolare al ricerca di un miracoloso cappotto per poter invertire la rotta.

Appuntamento quindi alla prossima “puntata”!

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