Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: la Regione Veneto fa bene i compiti a casa – Terza parte

Siamo ormai alla terza “puntata” di questo particolare ma irrinunciabile confronto tra Regioni d’Italia, dal nord al sud passando per il centro, prendendo il documento o la serie di documenti che ciascuna di esse ha redatto quale proprio contributo all’unico Piano Nazionale che avrà da essere il programma di attuazione del Next Generation EU (NGEU) o Recovery Plan o Piano per la Ripresa dell’Europa, che dir si voglia, pur di intendersi sul fatto che ci si riferisce al piano di aiuti europei a seguito della crisi pandemica.

Abbiamo preso nota che il NGEU per la sola Italia ammonta a circa 210 miliardi di euro, e, nella scorsa “puntata”, che il termine per la presentazione dei Piani di ogni Statao (ripeto: di ogni Stato, non delle Regioni!) per accedere ai Fondi Straordinari Europei è il 30 aprile 2021, Manca praticamente oramai meno di 1 mese.

Andiamo quindi anche questa volta a mettere a confronto i documenti delle ormai abituali Regioni (Sicilia, Piemonte, Lazio, Lombardia, Emilia Romagna, Veneto), simili per estensione territoriale e per popolazione residente. Solo uno è l’aspetto che porremo sotto la lente di ingradimento, ma come lo si dirà se ne afferrerà la centralità: il rispetto del parametro percentuale di spesa previsto per ciascuna delle 6 Missioni obiettivi e fili rossi del NGEU. In pratica è la prova del nove della qualità dei propri “compiti a casa”.

Come accennato, è da valutare il rispetto delle direttive poste dal Next Generation EU in ordine alla suddivisione della somma totale (210 miliardi) nei differenti capitoli di spesa: se infatti non è compito dell’Unione Europea scegliere quali progetti finanziare e quali no, si è invece stabilito che sia in capo ad essa indicare quali voci di spesa vadano finanziate e specificamente in quale percentuale, ed infatti per accedere ai fondi ogni Stato deve assicurarsi di destinare il 37% del proprio Piano Nazionale alla “Economia Verde” facente riferimento al Green Deal Europeo,

il 21% alla Digitalizzazione.
Chiaramente
(ricordate cosa abbiamo detto le scorse puntate?) nulla si può dire riguardo alle previsioni di Sicilia ed Emilia Romagna. Visto che la Sicilia indica solo la somma totale senza altra indicazione accanto a progetti solo vagamente accennati, mentre il documento dell’Emilia Romagna è un, seppur idealmente apprezzabile, sostanzialmente invalutabile esercizio di prosa, spiace ma si deve affermare che i dati che cerchiamo non siano in alcun modo desumibili dai documenti di queste due Regioni.
Difficile anche per Regione Lazio: pur disponendo di due corposi documenti (240+91 pagine), non si trova una semplice tabella riassuntiva in una unica soluzione di tutti gli innumerevoli dati, non risultando rapida l’analisi.
Discorso simile per Regione Lombardia, anche se la scelta delle rubriche dei capitoli in cui è suddiviso il documento lascia bene sperare: 4 sono i capitoli, il primo è “Il digitale per la ripresa e la resilienza” ed il secondo “Transizione Verde”, consistenti assieme in 45 pagine su 83 dell’intero documento, quindi potremmo dire che a spanne ci siamo.
Probabilmente è ancora Regione Piemonte ad agevolare la lettura meglio di tutti: utilizzando la tabella offerta è immediato individuare ogni voce di spesa, e quindi capiamo che quasi 8 miliardi di euro (sui poco più di 13 richiesti, siamo ben oltre il 50%) sono riconducibili alla “Rivoluzione verde e transizione ecologica” (da notare è anche l’aderenza della rubrica scelta alla Missione Europea), rispettando quindi appieno l’indicazione europea. Solo 736 milioni afferirebbero invece al capitolo “Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura” (qui la rubrica è un poco più estesa), ma ancora grazie alla agilità di consultazione di questa tabella è sufficiente scorrere le righe immediatamente sotto nella stessa pagina per vedere che per esempio sono attribuiti altri 20 milioni a “Digitalizzazione dei processi e degli strumenti di apprendimento” ed altri 100 milioni a

Digitalizzazione dell’assistenza medica e dei servizi di prevenzione”: voci di spesa evidentemente afferenti alla Missione della Digitalizzazione, seppur inseriti nelle Macro Aree denominate rispettivamente “Istruzione e ricerca” e “Salute”. Nel complesso però pare poter dirsi che relativamente alla Digitalizzazione vi è un sottodimensionamento del parametro europeo. Arrivando quindi a Regione Veneto, la predisposizione di tante tabelle rende davvero tutto calcolabile fin nel dettaglio: encomiabile, ancora una volta. E però per la valutazione del rispetto delle percentuali il calcolo si complica o meglio richiede almeno più tempo, poiché i Macro Progetti scelti dal Veneto non corrispondono pienamente alle 6 Missioni del Next Generation Eu. Capita così che a fronte di Macro Progetti più o meno riconducibili completamente alla Rivoluzione verde e alla transizione ecologica quali 7. Mitigazione del rischio idrogeologico e 10. Recupero e risanamento ambientale, vi siano però anche alcuni altri Macro Progetti ricondotti controintuitivamente ad una delle 6 Missioni, sebbene ciò non implichi che non sia fatto contro senso, risultando sufficiente leggere il dettaglio del progetto. Un esempio è il Macro Progetto 9. Rafforzamento, innovazione e digitalizzazione delle istituzioni pubbliche che verrebbe da attribuire in automatico e completamente alla Digitalizzazione, ma che qua e là è invece ricondotto alla Rivoluzione verde e transizione ecologica. L’esempio più provocatorio è per il Macro Progetto 8. Olimpiadi invernali Milano Cortina 2026 ricondotto anche alla Rivoluzione verde e transizione ecologica, ma appare immediatamente congruo dato che si parla di “Gestione integrata del ciclo delle acque (anche ai fini dell’irrigazione) […]”. Complessivamente non è perciò possibile fare una somma affidabile al 100%, se non dopo una lunga consultazione, potendo dire a spanne che è più probabile sia raggiunta la percentuale della Rivoluzione Verde che quella della Digitalizzazione.

E’ poi ben vero che questa preoccupazione, cioè il rispetto delle percentuali di spesa riconducibili alle differenti Missioni, è in capo allo Stato, dovendo questo sì redigere per così dire il vero Piano Nazionale, assicurandosi di rispettare pienamente le predisposizioni dell’UE, ma è ben comprensibile quanto un aiuto conferito dalle Regioni anche in questo senso per un verso sarebbe elemento di leale collaborazione, nonché per altro verso un coefficiente di rapidità nella redazione del Piano Nazionale, immaginando che dopotutto si stia giustamente correndo per le stanze della Presidenza del Consiglio e dei vari Ministeri per concludere tutto entro il già indicato termine del 30 aprile p.v.

Solo uno è l’aspetto su cui abbiamo centrato il focus oggi, ed allora veniamo ad una anticipazione di come si va configurando questo “campionato dei documenti” elaborati dalle Regioni per concorrere all’unico PNRR Italiano.
Sicilia ed Emilia Romagna sono ormai evidentemente fuori partita: come mai potrebbero ribaltare l’opinione, non certo positiva, che ci siamo fatti fino ad ora?

Lazio e Lombardia hanno predisposto documenti sia sostanziosi, sia provvisti di argomentazioni ben fondanti le proprie richieste, forse però non preoccupandosi molto di aiutare chi si trova a consultarli e, soprattutto, a scegliere alcuni (tutti mica si potrà!) dei progetti presentati.
Veneto e Piemonte hanno operato scelte redazionali diverse, sia come modalità di presentazione sia come modalità espositiva, eppure andando avanti nel confronto hanno saputo dimostrare di essersi attenuti sufficientemente sia alle indicazioni e regole date e a livello europeo e a livello interregionale italiano, sia al buon senso che dovrebbero sorgere spontaneo quando prefiguri che una selezione dei progetti vi dovrà pur essere, agevolando così sotto ogni aspetto l’operazione di cherry picking ormai prossima in capo al Governo.

Appuntamento quindi alla prossima ed ultima “puntata”, per riassumere quanto raccolto e svelare la Regione trionfatrice!

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