La cultura nel PNRR: 2 progetti su 14 sono in Veneto

Il 26 aprile scorso il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha presentato alle Camere il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), motivo primo -almeno sul piano argomentativo politico- partitico- della sua venuta a Palazzo Chigi.
Sono quindi stati individuati e scelti i progetti oggetti dei fondi derivanti dal Next Generation EU (NGEU) o Recovery Plan (per dirla all’italiana),
in particolare oggi parliamo del filone della Cultura, anche perché è qui che maggior dettaglio è stato dato riguardo ai progetti, molto più che altrove.
In questo ambito il riparto dei fondi è stato fatto non solo indicando linee guida operative e di finanziamento che per forza di cose toccheranno capillarmente tutta Italia senza un solo unico destinatario: pensiamo a interventi uguali presso musei o archivi o teatri o cinema, cui verranno dedidati su tutto il territorio nazionale 300 milioni per la rimozione di barriere fisiche e cognitive, più altri 300 milioni per l’efficientamento energetico; ma anche eligendo a target di finanziamenti speficifi alcune determinate strutture o aree del territorio.
Il Veneto in questo ambito ha ottenuto non pochi fondi quanto alla consistenza finanziaria e registrerà due interventi (sui quattordici scelti) nel proprio territorio.
La Cultura è compresa all’interno della Missione 1 (delle 6 del NGEU) “Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura”, e sarà destinataria in totale di 6,675 miliardi di euro, dati dalla somma dei 4,275 miliardi di euro di investimenti e dei 1,460 miliardi di euro inclusi nel Fondo Complementare, nominati come “Piano Strategico Grandi attrattori culturali”.
Questo Piano è dedicato al recupero di 14 siti d’interesse culturale sul territorio italiano, e come dicevamo ben 2 si trovano almeno in parte all’interno della Regione Veneto: lo sviluppo e il potenziamento della Biennale di Venezia e il potenziamento della attrattività turistica del Parco del Delta del Po (in sinergia con la confinante Regione Emilia-Romagna).

«Il Recovery plan introduce risorse fondamentali che dimostrano come la cultura sia al centro delle scelte di questo governo. Da interventi sui grandi attrattori culturali nelle città metropolitane a una grande operazione di rilancio dei borghi, all’intervento sulla sicurezza antisismica dei luoghi di culto, alla digitalizzazione, alla creatività e al potenziamento dell’industria cinematografica»: sono queste le parole entusiaste del Ministro della Cultura, Dario Franceschini (Partito Democratico).
Abbiamo detto un totale di più di 6 miliardi di euro per la Cultura, che verranno così ripartiti: 2,7 miliardi di euro alla “
Rigenerazione dei borghi, sicurezza sismica, patrimonio culturale, rurale e religioso”; 1,1 miliardi di euro sono destinati al “Patrimonio culturale per la prossima generazione”; 500 milioni di euro alle “Industrie culturali creative 4.0, sviluppo dell’industria cinematografica: da Cinecittà al Centro Sperimentale”; ed infine i 1,46 miliardi per i “Grandi Attrattori Culturali”.

Ecco allora i 2 veneti oggetti specifici di finanziamento speciale all’inteno del “Piano Strategico Grandi attrattori culturali”: il Progetto di sviluppo e potenziamento delle attività de La Biennale di Venezia in funzione della costruzione di un polo permanente di eccellenza nazionale e internazionale a Venezia, destinatario di ben 169,556 milioni di euro; e il Progetto integrato per il potenziamento dell’attrattività turistica delle aree del parco del delta del Po destinatario di 55 milioni di euro. «Il Veneto si dimostra un grande attrattore culturale. È un riconoscimento importante quello che arriva dalle schede del Pnrr e che premia la nostra Regione con l’inserimento di ben 2 progetti su 14» ha dichiarato l’on. Alessia Rotta (PD), da luglio 2020 Presidente della Commissione VIII Ambiente della Camera, eletta nel 2018 in Toscana ma originaria ed eletta nella Circoscrizione di Verona nel 2013.

Andiamo a vedere i due progetti veneti. Il Progetto di sviluppo e potenziamento delle attività de La Biennale di Venezia in funzione della costruzione di un polo permanente di eccellenza nazionale e internazionale a Venezia con i suoi quasi 170 milioni di euro è il progetto a ricevere più finanziamenti all’interno del “Piano Strategico Grandi attrattori culturali”: più del 10% dell’intero budget stanziato. L’obiettivo principale dichiarato è attenuare l’impatto della crisi economica, migliorando la fruizione culturale di Venezia, potenziando tutti gli spazi della Biennale, creando uno strumento capace di incrementare l’indotto turistico, culturale e formativo sulla Serenissima.

Saranno diverse le aree interessate dall’intervento di recupero e nuova valorizzazione: chiaramente l’Arsenale, il Padiglione Centrale e i Giardini della Biennale, e poi anche tutte le strutture della Mostra del Cinema di Venezia che si trovano al Lido, quindi il Palazzo del Cinema, la Sala Darsena e la Sala Perla. Si parla sia di azioni di recupero dei beni storico-artistico già vincolati ed in uso, sia di efficientamento energetico delle strutture, sia di interventi innovativi. Non solo interventi fisici sugli immobili, ma anche azioni a sostegno degli studi e della ricerca applicati al campo della produzione artistica, al campo della ricerca storico-archivistica, al campo della ricerca editoriale, coinvolgendo Università, Centri di Ricerca, Fondazioni anche non solo italiane: quindi orientate in particolare verso il sostegno alle nuove generazioni, uno dei 3 cardini trasversali del NGEU. Sono già emersi due interventi in particolare: lo start up del nuovo Archivio Storico per le Arti Contemporanee e il potenziamento delle attività di Biennale College.

«Abbiamo appreso con soddisfazione e con senso di responsabilità che il Progetto di sviluppo e potenziamento delle attività della Biennale di Venezia è stato inserito nei fondi per i Grandi Attrattori Culturali del PNRR» ha dichiarato Roberto Cicutto Presidente della Biennale «Un sentito grazie al Ministro Dario Franceschini, per aver valorizzato il Progetto di un Polo permanente di eccellenza nazionale e internazionale e il lavoro della Biennale, attore di crescita culturale, sociale e, non da ultimo, economico a favore dello sviluppo delle arti e del territorio in cui l’Istituzione opera. Si tratta di una nuova opportunità per Venezia, il Veneto e il nostro Paese, fattore di riqualificazione e di sviluppo di aree della città già oggetto di numerosi interventi da parte della Biennale stessa, che si estendono dal centro storico, al Lido, alla terraferma.»

Se del progetto inerente la Biennale non si faceva cenno specifico nel documento che Regione Veneto (potendo riscontrare però nel progetto n. 45 la medesima filosofia) aveva redatto al fine di concorrere alla redazione di questo unico PNRR per l’Italia -ed è ben lecito, essendo Biennale entità capace da sé di dialogare e viceversa venire coinvolta direttamente dal Ministero della Cultura-, del progetto (o meglio, dei progetti nn. 14A e 14b) inerenti il Parco del Delta del Po veniva compiuta dettagliata presentazione e proposta di azione.
Denominata nel Fondo Compensativo al punto 6 come “ Progetto integrato per il potenziamento dell’attrattività turistica delle aree del parco del delta del Po”, sembra di poterla ritrovare e individuare nel documento della Regione Veneto in 2 progetti similmente intitolati “Interventi per il ripristino dell’assetto morfologico, eliminazione degli stati di criticità dei corpi arginali del fiume Po”. Se ad una prima analisi, della mera rubrica, questi progetti si focalizzano sugli aspetti del rischio idrogeologico e del cambiamento climatico, andando a scorrere i contenuti previsti dalle attività si legge, e con piacere, anche contestualmente potranno essere valorizzate e potenziate le piste ciclopedonali poste sulle sommità arginali”, nel primo progetto per 8 km e nel secondo per ulteriori 12 km. Ciascun progetto è stimato ammontare a circa 30 milioni di euro di costi. Il primo progetto promette la necessità di impiego di 300 persone per 4 anni, il secondo di ulteriori 500 per 4 anni, potendo entrambi partire entro questo 2021, riuscendo a concludersi nei 5 anni previsti come termine massimo (entro il 2026). Considerando che c’è stata integrazione con quanto avrà proposto la Regione Emilia-Romagna e confidando che la sovrapposizione dei progetti comporti un efficientamento di costi, risorse, carte e preparativi, lo stanziamento di 55 milioni di euro da parte del PNRR è quindi un altro ottimo risultato centrato e ottenuto dal Veneto. La ciclabilità all’interno del quadro della Mobilità Sostenibile è divenuta, finalmente, uno dei focus principali entro cui muovere le Politiche Pubbliche, e riuscire a coordinare questa linea di intervento anche nel solco della lotta al cambiamento climatico ed al contrasto del rischio idrogeologico (pur consapevoli dell’inesistenza del “rischio zero”) è davvero ottimo risultato positivo agguantato per il territorio veneto intero.

La rinaturazione dell’area del Po in generale, da intendersi quindi come un territorio ben vasto, ha ottenuto il riconoscimento di elevazione a singolo investimento esplicitato all’interno del PNRR, alla Missione 2 “Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica”, Intervento 3.3: “Il Po è una delle 6 aree vaste prioritarie per la connessione ecologica e l’adattamento ai cambiamenti climatici dove avviare un’azione diffusa di ripristino ambientale in Italia e rappresenta un primo stralcio per la più vasta e importante azione di restoration ecology e adattamento nel nostro Paese.

Da ultimo, come nota a margine e quasi chicca raccolta nello sfogliare l’ultima versione del PNRR, questo indica anche lo Spazio per “il ruolo di attività strategica per lo sviluppo economico, sia per il potenziale impulso che può dare al progresso tecnologico e ai grandi temi di “transizione” dei sistemi economici (ad es. anticipazione delle implicazioni del cambio climatico tramite l’osservazione satellitare), sia per la naturale scala continentale/europea che ne contraddistingue l’ambito di azione e di coordinamento degli investimenti.Può allora far piacere ritrovare all’interno delle pagine del PNRR ciò che i progetti del documento della Regione Veneto indicavano come “Space Economy” (progetto n. 131 del documento regionale): altro segno ancora della qualità della analisi e della proposta presentata da Regione Veneto al Governo.

 

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