Il tempo non scorre allo stesso modo nel mondo della scuola

Le prossime generazioni, i giovani, le ragazze e i ragazzi che vanno a scuola dovrebbero essere il primo focus di ogni azione politica, di ogni politica pubblica che si rispetti. Non tanto e non solo per un afflato emotivo ed idealista, ma perché -dopo un anno e mezzo di pandemia falcidiante lo sappiamo davvero- sono loro il futuro.
E allora perché mai ogni anno ci si occupa e preoccupa davvero, si pone davvero il focus sul “mondo della scuola” solo ad agosto? Le notizie di ogni genere scarseggiano, i genitori sono magari in ferie e meno affaccendati con le questioni ordinarie, le ragazze e i ragazzi a metà agosto già cominciano il count down per la ripresa delle lezioni: tutto fa, si può ben dire.
Non si può però dire che la politica non ci metta il suo.

Riportiamo le lancette dell’orologio indietro a metà agosto 2020. Certo la pandemia ci aveva sorpreso, ma a marzo. Certo trovare una soluzione alla dad era difficile, ma erano già passati alcuni mesi e le prime criticità erano già chiaramente emerse. Certo non era semplice rispondere “fuoco al fuoco”, data la massima attenzione di tutti sulla Scuola, una delle pochissime attività non finita in lockdown forzato (per quanto la dad lo sia in un certo qual modo). Ministra Azzolina al Ministero della Istruzione, concorso bandito a fine aprile ma soggetto a continui rinvii, banchi a rotelle singoli che sfrecciano per l’Italia, domande dubbi e perplessità che ci attanagliano, studenti che non sapranno se si rientrerà (per poi ritornare in dad dopo 2 settimane), insegnanti preoccupati dal rischio dovuto non tanto e non solo al contatto con gli studenti quanto anche agli spostamenti necessari per raggiungere gli edifici scolastici, laureati desiderosi (ciascuno per la propria motivazione) di entrare nel corpo docente tramite concorso senza però che si capiscano tempi e modalità. Insomma, lo possiamo dire? Era davvero il caos.

Durante l’anno poi il focus non si è di molto attenuato, ma tutto sommato nella sua costanza ha perso di vigore, e così i ragazzi e gli insegnanti si sono trovati in un tranquillo (seppur insoddisfacente e, diciamo anche questo, inefficace) prosieguo della modalità di studio e lavoro adottata in fase emergenziale.
Ma appunto, suvvia, era una emergenza imprevedibile e dalla difficile gestione.
Ora però un altro anno è passato. Sono stati svolti molti compiti “in classe” (per modo di dire) da docenti e studenti, non solo le inadeguatezze sono emerse ma se ne è pure ben discusso e appianato problemi. E delle soluzioni? Cosa ne è delle politiche pubbliche della e per la scuola da un anno e mezzo dall’inizio della pandemia?

Purtroppo davvero pare che il tempo non scorra allo stesso modo in tutti i Ministeri.
E così ancora non si riuscirà a svolgere parte del concorso straordinario docenti (nuova data il 15 dicembre 2021), ancora non è chiara la nuova disciplina sull’uso della mascherina visto l’arrivo del vaccino, ed ancora non è chiaro come e se interagirà la doppia dose di vaccino in relazione allo svolgimento o meno in presenza delle lezioni.

E’ davvero un peccato, piange il cuore a vedere quanto apparentemente lentamente si riesca a procedere nel mondo della scuola per prendere decisioni che per forza avranno fortemente a che fare col futuro delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi, studenti oggi e domani classe dirigente da intendersi anche solo che nell’orientamento delle scelte politiche.

Oggi viviamo nel tempo della precarietà̀ e della incertezza, la pandemia lo ha mostrato indubbiamente a tutti. Eppure un appello alla programmazione, ogni tanto, almeno per il mondo della scuola, merita di essere espresso.

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