Escursioni: la segnaletica in alta quota, pregio o difetto?

Numerosi i soccorsi per inesperienza e sottovalutazione della difficoltà

Enrico Caciolo Guida Escursionistica problema segnaletica sentieri

L’estate è appena entrata nel vivo e già ci troviamo a fare la conta dei numerosi incidenti accaduti in montagna. Incidenti dovuti, non sempre ma spesso, all’inesperienza e alla sottovalutazione della difficoltà.
Gli ultimi di questa lunga serie sul nostro altopiano sono di questo weekend, a Cima Mandriolo e a Rubbio. La situazione è stata ben evidenziata dalla Guida Escursionistica Enrico Caciolo di Altopiano Trek in un post su Facebook che abbiamo voluto riportare integralmente:

“Stanco e affamato fermo la bici poco sotto quota 1750. Un bel prato assolato e i miei panini. Poi le vedo da lontano che mi si fanno incontro. Cinque signore di una certa età, ma ancora pimpanti. Vengono da un bivio non segnalato. Borbottano tra di loro, si siedono, continuano a parlottare. Intuisco che qualcosa nella loro passeggiata è andato storto. Poco dopo una coppia di ciclisti arriva da uno delle sterrate del bivio. Una delle signore li ferma – Venite da Malga Moline? – Sì, vengono da là – Volevamo andare anche noi ma non ci sono cartelli, è troppo pretendere che mettano i cartelli? – Il marito ciclista sorride e afferma che da queste parti ce ne sono pochi. E con irritazione crescente si dilungano su quanto sia carente di segnaletica l’altopiano.
Non intervengo (e faccio male), ma immagino che le signore non avessero cartine della zona, probabilmente anche nel caso le avessero avute non avrebbero saputo leggerle.
Non è salutare prendere la montagna come un parco pubblico. Non è detto, né obbligatorio (né auspicabile, aggiungo) che tutto venga ‘ipersegnalato’. La politica ‘acchiappaturisti’ di alcune regioni, che hanno trasformato l’alta montagna in una specie di giardino dove è impossibile perdersi e si arriva in rifugi stra attrezzati, ha avuto (insieme ad altri fattori) come effetto quello di inculcare nelle persone l’idea che la montagna sia quello: ‘un Gardaland’, ma più panoramico. E questo apre a una serie di problemi, di incidenti. In montagna non si va se non si è preparati sotto diversi profili. Altrimenti si rischia e si fa rischiare. E non si può pretendere, come spesso avviene, che sia la montagna stessa a diventare più domestica per sopperire alle nostre lacune.”

A rincarare la dose è il Soccorso Alpino e Speleologico del Veneto che in una nota sottolinea: “Si registra un bilancio pesantissimo nel fine settimana appena trascorso […] E sono veramente tante le emergenze esplose sulle cime venete. Al di là dei consigli di buon senso, che non ci stancheremo mai di esprimere, non possiamo che ricordare a tutti la necessità di una cultura di base della montagna“.

Dal canto nostro non possiamo che ricordare a tutti che l’ambiente montano è affascinante ma ricco di insidie ed è necessario avvicinarsi ad esso con la giusta preparazione, oppure affidarsi a professionisti come le numerose guide che operano sul nostro territorio.

Malga Slapeur

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