Qual è il partito del Nord e quale quello del Sud?

Geografie politiche che cambiano, partiti che rimangono uguali a sé stessi o forse no: i colori del voto in Italia cambiano ad ogni elezione. Movimento 5 Stelle attestato “partito del Sud”, mentre Fratelli d'Italia è “il partito del Nord”.

1994, discesa in campo di Silvio Berlusconi che compie l’impredicibile: non solo mette in piedi un partito dal nulla, ma riesce a federare la neonata Forza Italia da un partito a tradizione nazionalista radicato al Sud, ad un partito secessionista radicato esclusivamente al Nord, in particolare nel Nord-Est. Già dai nomi dei tre partiti poteva evidenziarsi una strana geografia politica: Forza Italia, Alleanza Nazionale (erede del Movimento Sociale Italiano e della Destra Nazionale) e Lega Nord.
Il risultato di quella elezione, così come quelle successive fino al 2008 (comprese), hanno visto una affermazione distribuita nel Paese di Forza Italia, per la maggior parte al Sud per AN e specularmente al Nord per la Lega.

Sul fronte opposto le diverse formazioni politiche succedutesi avevano una distribuzione del voto non così territorialmente differente in base alle forze politiche quanto all’elemento territoriale (un consenso smaccatamente sempre radicato e forte tra Toscana, Emilia-Romagna, Umbria settentrionale e Marche settentrionali, oltre ai grandi centri industriali del Paese).

Fino dal 1994 al 2008 è stato quindi chiara e plastica la distribuzione del voto territoriale dei partiti: i partiti maggioritari dell’uno come dell’altro schieramento (Forza Italia, Democratici di Sinistra e Partito Popolare Italiano poi Margherita, quindi PD) raccoglievano consensi un po’ in tutto il Paese; mentre sul fronte del centro sinistra il centro italia erano “le regioni rosse” così come il Nord, ed in particolare il Nord-Est, era terra “verde-Lega” ed il Sud, in particolare con picchi a Roma e in Puglia, era terra “blu-Alleanza Nazionale”.

Nel 2013 ha esordito alle elezioni il Movimento 5 Stelle che, nel bene e nel male, ha rivoluzionato probabilmente per molti aspetti il modo di fare politica -e questo c’era anche da aspettarselo-, ma anche la geografia del voto: e questo invece ha colto un po’ tutti i partiti impreparati.

L’Italia politica che emerge dalle elezioni nazionali del 2013 si tinge di “giallo-Movimento 5 Stelle” lungo tutta la penisola, coprendo territori dalle preferenze -sino ad allora- le più molteplici, distanti quando anche perfino opposte possibili. Il M5S vince in Liguria da sempre “regione rossa”, così come in Veneto che fino ad allora faceva rima con Lega Nord, ed anche in Sicilia che voleva dire prima Democrazia Cristiana e poi Forza Italia.
Quelli che per 20 anni erano stati i due schieramenti principali tennero botta nelle proprie roccaforti: il centro sinistra nelle “regioni rosse” del Centro ed il centrodestra più generalmente al Sud e nel profondo Nord alpino.

Se nel 2013 fu una sorpresa, nel 2018 arrivò la conferma: il Movimento 5 Stelle fu primo partito nella stragrande maggior parte d’Italia, cancellando ogni segno e divisione politica del passato.
I due schieramenti fino ad allora principali sembrarono sconfitti.
Il centrodestra aveva sì preso più voti (37%) nel suo complesso del M5S (32,6%), ma aveva avuto risultati ottimali solo al Nord (recuperando sul 2008), mentre il centrosinistra continuava a tenere solo tra Toscana (e uno spicchio di Umbria ad essa confinante) ed Emilia-Romagna.
Un’Italia gialla-M5S da Sud “al Rubicone”, sopra un Nord verde-Lega, con sacche per così dire enclavi gialle attorno ai principali centri urbani (ed una Liguria pressoché gialla in toto).

Nel frattempo, per vedere un’Italia colorata politicamente allo stesso momento, c’erano state le Elezioni Europee del 2014 e quelle del 2019. Due partite ancora diverse.
Nel 2014 l’Italia si tinge da nord a sud dei colori del Partito Democratico: il traino del leader carismatico Matteo Renzi porta ad un ineguagliato (da nessun altra forza politica singolarmente in Italia dal 1958! Nel 1948 la Democrazia Cristiana ottenne il 48,5% e nel 1958 il 42%, nel 1953 si era “fermata” al 40,1%) 40,8%. Il M5S è ancora in ascesa ma il sistema elettorale proporzionale puro ne frema la traduzione in seggi. Il centrodestra sembra non godere di buona salute e prende consensi maggiori solo nell’estremo nord alpino e in qualche area tra il Lazio e la Puglia, qualcosa in Sicilia.
Nel 2019 la partita è del tutto opposta a quella di 5 anni prima. Mai come prima nella storia italiana -e forse come mai più- l’Italia si tinge color verde-Lega in tutto il Nord ed il Centro, con alcune punte perfino in Puglia, Campania e Sardegna. Il PD regge nelle roccaforti rosse tra Toscana ed Emilia-Romagna. Diventa già evidente un dato che oggi potremmo dire “di sistema” (se non fosse che non sappiamo quanto durerà!): il Sud è appannaggio prevalentemente del Movimento 5 Stelle.

E infine quindi queste Elezioni Politiche del 25 settembre, domenica scorsa: cosa è emerso?
Dopo 9 anni dal prorompente ingresso del Movimento 5 Stelle in politica, un alternarsi costante e continuo di leader alla ribalta, saliti tanto in alto quanto altrettanto velocemente crollati giù nella polvere, che Italia ci resta?
Prima Matteo Renzi fino al 40% del PD alle Elezioni Europee del 2014 e poi al fallimento del referendum del 4 dicembre 2016; poi fu la volta del M5S, lo abbiamo detto, al 32% alle Politiche del 2018; poi Salvini e la Lega con il loro 34% alle Europee del 2019; infine ora il 28% di Fratelli d’Italia.
E’ stato un vero “ottovolante del leaderismo in politica” in Italia.

Ciò che esce dalle urne di domenica 25 settembre scorso è un quadro ancora mutato nei suoi protagonisti, con qualche costante, forse ormai “di sistema”.

I due partiti maggiormente radicati al Sud sono Movimento 5 Stelle e Forza Italia, che hanno raccolto rispettivamente il 56% ed il 41% del proprio consenso nazionale proprio al Sud.
Il Movimento 5 Stelle ha peraltro preso al Nord solo il 26% del proprio consenso. Possiamo quindi ben dire che oggi è il Movimento 5 Stelle ad essere divenuto il vero “Partito del Sud”, confermando un trend avviato dal 2018 e radicatosi dal 2019.
Evidenza merita il caso specifico della Campania (terra peraltro anche dell’ex-leader e capo politico del Movimento Luigi Di Maio, uscito due mesi fa): qui il M5S si attesta saldamente non solo come primo partito ma proprio come prima forza “di coalizione” per così dire. A Napoli consegue uno straordinario 41% da solo, a fronte di un complessivo 26,9% per il centrodestra ed un complessivo 21,6% per il centrosinistra!

Il titolo di “Partito del Nord” è conteso tra Lega -non sorprendente-, la federazione Azione/Italia Viva -altrettanto non sorprendente, sebbene da rilevare-, e, buon ultimo e inaspettatamente, Fratelli d’Italia. Vediamo i casi uno per uno.

La Lega ha raccolto al Nord il 65% dei propri consensi, in particolare il 26% nel Nord-Est e perfino il 29% nel Nord-Ovest. Intanto si sono ribaltate “le due facce del Nord”: se la Lega nasce come Liga Veneta, oggi sarebbe più una Liga Piemonteis. Il dato è indicativo di un “ritorno alle origini”, che sia una scelta o una necessità. E però il numero di consensi, crollati rispetto al 2019, non ne fa “il” partito del Nord.
La federazione Azione/Italia Viva ha sfiorato l’8% a livello nazionale. Un buon risultato se pensiamo alla ripartizione dei seggi dettata dalla legge elettorale, ma nemmeno poi così eclatante se pensiamo al 10% della “lista di Monti”, Scelta Civica, edizione precedente del sedicente -non sia preso come offesa, è un dato di fatto ex post visti i risultati conseguiti che ne fanno il “quarto polo”- “terzo polo”. Ebbene, la federazione Azione/Italia Viva ha preso il 57% dei propri consensi al Nord, di cui il 22% nel Nord Est ed il 35% nel Nord Ovest. Per motivi simili alla Lega, ovvero il numero complessivo di voti ottenuti, sebbene altrettanto fortemente radicata al Nord (al Sud ha preso il 20% dei propri consensi: solo la Lega ha fatto peggio col 19% dei propri), anche la  federazione Azione/Italia Viva non può essere definito “il” partito del Nord.
Ecco allora che si affaccia l’ipotesi più sorprendente: è Fratelli d’Italia “il Partito del Nord”!

FdI ha conseguito una distribuzione più equilibrata dei propri consensi, eppure è esso il primo partito per voti nel Nord Italia.
Nel Nord raccoglie complessivamente il 53% dei propri consensi, di cui il 30% nel Nord Ovest ed il 23% nel Nord Est. Dato il numero complessivo di voti conseguiti (quasi 8 milioni di cui appunto la metà al Nord), Fratelli d’Italia si è oggi attestato quale “Partito del Nord”.
E così si compie il capovolgimento di ciò che era dal momento in cui siamo partiti a ripensarci su: il 1994.
Quello che è l’erede diretto della Lega Nord, anche perché è cambiato solo il nome, ma perfino Umberto Bossi è ancora lì, così come Matteo Salvini, così come…anche il nome, sebbene “mutilato”, per così dire, è tornato ad essere, dopo sfavillanti ascese e rapidissime cadute, il partito identitario del Nord, ma minoritario.
Quello che invece è l’erede, piaccia o no, lo si voglia smentire o meno, ma così è, nei fatti e nelle persone, nei colori nei simboli e nei richiami, l’erede di Alleanza Nazionale è divenuto così ampio da esser capace di rendersi appetibile anche per un elettorato del Nord Italia. Sorprendente.

Che ottovolante di risultati, di coloriture politiche per una Italia che sorprende e ci sorprende. E’ la politica, baby, direbbe qualcuno. E’ la politica fluida, direbbero i colti. E’ volatilità del voto, o meglio, siamo ormai al voto d’opinione direbbe…un’opionista, anche uno chiunque da bar sport. E così indubbiamente par proprio essere.

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