La leggenda del bandito Bano

I primi fenomeni del banditismo in Altopiano risalgono circa al 1600 ma la storia di oggi risale ad un secolo dopo.
A quei tempi la povertà era molto diffusa e purtroppo interessava anche la famiglia di Marc’Antonio Alban Bertizzolo, detto Bano.
A causa delle difficoltà Alban venne mandato a recare servizio presso una famiglia ricca di Treviso, ma dopo anni di sopprusi e maltrattamenti , decise di scappare.
Rubó denaro e gioielli e si rifugió a Enego tra le sue montagne , diventando però un ricercato.
Per onore verso il suo Paese rubò sempre nei paesi vicini ma mai in Altopiano.
Non temeva i compaesani poiché per loro era diventato come Robin Hood , rubava ai ricchi per dare ai poveri .

Un giorno arrivò in paese una donna che doveva andare a Marcesina , ma sapendo delle scurribande del bandito, chiede se qualcuno fosse disposto ad accompagnarla.
Si offrì un uomo che si presentò solo poi come : il bandito Bano. La donna scappò incredula ma non dimenticò mai quell’uomo.
Tempo dopo a causa di una spia, mentre giocava a carte al Pianello, Bano fu catturato dai gendarmi che lo massacrarono e lasciarono morire nei pressi dell’Albergo Italia. Ma per i suoi carnefici giunse la stessa fine, la banda di Bano lì uccise tutti e da allora fece perdere le sue tracce.

Forse lasciarono anche quello che era il loro nascondiglio , il Buso dei Ladri o degli Assassini che si trova ancora oggi lungo la strada che salendo da Lazzaretti di Forza va verso Marcesina, nei pressi di Malga Fratte.
Si racconta inoltre che Bano avesse una donna alla quale aveva confidato di aver nascosto il suo tesoro presso il Grabo di Lissarella , ma quel tesoro non fu mai trovato e chissà se quella donna era proprio la stessa che un tempo scappò al loro primo incontro.

Credit foto: sig. Tony Dimetto

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