Il “Requiem KV 626 di Mozart” in scena il 2 giugno al Duomo di Asiago

Venerdì 2 giugno presso il Duomo di Asiago alle ore 20,00 il coro “Pueri Cantores” del Veneto diretto dal M° Roberto Fioretto in collaborazione con VARNA INTERNATIONAL ORCHESTRA eseguiranno il Requiem KV 626 di Wolfgang Amadeus Mozart. Per l’occasione il coro sarà accompagnato dalla Varna International Orchestra composta da prestigiosi musicisti Statunitensi che saranno in Italia in occasione di una loro tournèe tra i mesi di maggio e giugno. L’esibizione sarà diretta dal M° Gregory Buchalter, direttore della Metropolitan Opera House di New York.

L’esecuzione del Requiem di Mozart oggi più che mai sembra rispondere all’angosciosa domanda dell’uomo nel suo bisogno di ricercare la vita o la ragione d’essa nel momento in cui l’opera dell’uomo sembra distruggerla.

Si è raccontato spesso, con i fatti storici o romanzati, come Mozart arrivò a comporre il Requiem: il misterioso uomo in grigio che gli commissionò l’opera dietro generoso compenso ma a condizione che tutto rimanesse segreto, risultò essere in effetti un servitore del conte Walsegg, che intendeva appropriarsi della paternità dell’opera, fatta comporre per le esequie della moglie. Ma Mozart non visse abbastanza per completare il lavoro.

Le differenze di scrittura del manoscritto autografo e nelle copie rimaste indicano chi contribuì al completamento della partitura. Dopo la morte del marito, Costanze Mozart chiese a Joseph Eybler di completare il Requiem. Egli proseguì nell’orchestrazione sino al “Lacrimosa”, punto in cui Mozart aveva interrotto per sempre la sua opera: ma qui Eybler si fermò perché il lavoro richiedeva non più soltanto l’orchestrazione, ma la composizione vera e propria. Ella quindi si rivolse in seguito a Maximilian Stadler, che orchestrò i due movimenti dell’“Offertorium”, ma alla fine fu Franz Xaver Süßmayr a completare l’opera. Questi era stato con Mozart per gran parte del 1791. Aveva già fatto diversi lavori per Mozart, tra cui le copie delle parti dei cantanti per “Die Zauberflöte” e probabilmente la composizione dei recitativi per “La Clemenza di Tito”. In seguito egli ricordò che, durante le ultime settimane, aveva suonato e cantato le parti complete con Mozart, che molto spesso discuteva con lui il completamento dell’opera il progredire della sua strumentazione secondo le sue ragioni.

Negli ultimi anni della sua vita Mozart aveva sentito la necessità interiore di una personale ricerca spirituale che in lui era legata alla fiducia nell’uomo e nella ragione. Questo desiderio di elevazione spirituale, legata alla virtù e alla fratellanza, è evidente nelle opere degli ultimi anni, sia in quelle di ispirazione massonica sia in quelle prettamente religiose, soprattutto nel Requiem; nella sua ultima opera Mozart sostituì l’aspetto incantato del Flauto magico con la meditazione sulla morte e sulla trascendenza divina con cui l’essere umano vorrebbe, inutilmente, comunicare. L’incarico per la composizione del Requiem diede al musicista l’input per cercare di esprimere queste sue necessità interiori diventate impellenti.

c.s

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