Il cappello alla lobbia, noto anche come “lobbia” o in alcuni contesti come “homburg”, è uno dei copricapi maschili più iconici della storia della moda. Realizzato in feltro semirigido, è caratterizzato da una piega centrale sulla sommità e da tese con orlo rialzato. Ciò che rende unico questo cappello, oltre al design raffinato, è la sua origine, legata indissolubilmente a un episodio storico che coinvolse Cristiano Lobbia, patriota e deputato originario di Asiago.
Cristiano Lobbia: il garibaldino di Asiago
Cristiano Lobbia nacque ad Asiago nel 1826 e fu una figura di spicco del Risorgimento italiano. Partecipò ai moti insurrezionali del 1848 contro l’Impero Austro-Ungarico e si unì alla Spedizione dei Mille, distinguendosi per il suo coraggio e le sue qualità morali. Dopo l’Unità d’Italia, intraprese una carriera politica e venne eletto deputato, noto per il suo rigore e il suo spirito battagliero.
Tra le sue battaglie parlamentari più celebri ci fu la denuncia di un giro di tangenti legato al monopolio statale dei tabacchi, conosciuto come “scandalo della Regia”. Questa denuncia, che coinvolse alti funzionari e potenti interessi economici, scatenò un acceso dibattito politico.
L’aggressione di via dell’Amorino
La notte del 15 giugno 1869, Cristiano Lobbia fu vittima di una violenta aggressione a Firenze, in via dell’Amorino. Mentre si trovava in città per una seduta parlamentare, fu “colpito alla testa con un bastone, che infossò il suo cappello, e ricevette tre pugnalate al petto”. Nonostante le gravi ferite, Lobbia sopravvisse, e l’episodio destò grande scalpore in tutta Italia.
L’aggressione divenne oggetto di un “accesso dibattito pubblico”: alcuni accusarono i nemici politici di Lobbia di aver organizzato l’attacco, mentre altri insinuarono che fosse stata simulata per attirare simpatia. Tuttavia, “l’indignazione generale e il clamore mediatico fecero sì che il nome di Cristiano Lobbia restasse al centro dell’attenzione pubblica”.
La nascita del cappello alla lobbia
Pochi giorni dopo l’aggressione, un intraprendente cappellaio di via Calzaioli, a Firenze, ebbe l’idea di sfruttare la popolarità del deputato. Espose nella sua vetrina un nuovo modello di cappello, ispirato alla forma infossata del copricapo di Lobbia dopo l’attacco, e lo denominò “cappello alla Lobbia”.
Questo cappello, elegante e funzionale, divenne subito un simbolo di stile e iniziò a essere richiesto in tutta Italia. Era realizzato in feltro semirigido, con una cupola piuttosto alta, una piega centrale e tese larghe rialzate ai lati. La sua estetica raffinata lo rese un accessorio di moda tra la borghesia e l’aristocrazia italiana, segnando l’inizio di una lunga tradizione.
La diffusione internazionale
La popolarità del cappello alla lobbia non si limitò all’Italia. Una variante di questo modello conquistò l’Inghilterra, grazie al re Edoardo VII, che lo adottò durante una visita a Bad Homburg, una città termale tedesca. Da quel momento, questa versione venne conosciuta nel mondo anglosassone come “homburg”. Il cappello trovò ulteriori sostenitori in figure di spicco come Winston Churchill, che lo rese un simbolo della politica britannica.
Un’icona senza tempo
Il cappello alla lobbia non è soltanto un accessorio di moda, ma anche una testimonianza di un’epoca ricca di passioni politiche, di conflitti e di grandi cambiamenti sociali. La sua storia riflette lo spirito battagliero e l’integrità morale di Cristiano Lobbia, il deputato originario di Asiago, la cui determinazione ispirò la creazione di questo iconico copricapo.
Ancora oggi, la lobbia rappresenta un classico intramontabile nell’abbigliamento maschile, un simbolo di eleganza che porta con sé l’eredità di un uomo e di un’epoca.
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