Dobbiamo avere paura di Astrazeneca? no, o almeno non piu’ che di ibuprofene e voli in aereo

Un altra persona è deceduta dopo aver fatto il vaccino AstraZeneca”: questo grossomodo il titolo che sta riempendo le bacheche e le edicole in questi ultimi tempi. Non va bene per nulla: se non siamo provvisti di conoscenze tecniche, scientifiche e di contesto, siamo facilmente influenzabili da come una notizia ci viene presentata.

Chi di noi tiene il conto o sa o ha modo di sapere quante altre persone sono -tragicamente e con estremo rispetto- morte a seguito della somministrazione di un vaccino qualsiasi, o in particolare di AstraZeneca?

L’EMA (Agenzia Europea dei Medicinali) ha trovato rarissimi possibili collegamenti tra il vaccino.
Vediamo i dati: 30 i paesi europei in cui il vaccino è stato somministrato; 34 milioni le vaccinazioni eseguite con AstraZeneca; 169 i casi di coaguli celebrali (tecnicamente trombosi del seno venoso celebrale, un raro tipo di coagulo venoso che può causare emorragie cerebrali, non per forza letali); e 14 i decessi. Meno dello 0,000005% dei casi.

Sono vite, sono persone, come noi, certamente. Ma parliamo di dati scientifici che mostrano percentuali minime, non stiamo parlando di questioni empatiche relazionali.
Il numero dei casi registrati in particolare in Germania tra i più giovani è di 31 persone su 2,7 milioni, pari quindi allo 0,00001% dei casi: certamente va detto che è un risultato “
maggiore”, che ci sono state in proporzione “più vittime”. Ma non ci suonano diversamente la percentuale infinitesimale rispetto al più empatico “più persone sono morte”?

Sembra brutale dire che si deve parlare di dati scientifici? Mettiamo allora questi dati a confronto sia con attività più comuni, sia con altre medicine di uso se non quotidiano certamente assai frequente in moltissime delle nostre case.

Quanti sono i rischi di coagulo per chi fuma abitualmente? Secondo uno studio del dipartimento di Cardiologia della University of China su un campione di quasi 4 milioni di fumatori, in 35.000 casi si è registrato un coagulo di sangue, pari quindi allo 0,008% dei casi. Possiamo aggiungere che chi è fumatore ha un +23% di probabilità di sviluppare un coagulo di sangue rispetto a chi non fuma. Questo forse ha fatto crollare a picco l’acquisto o la consumazione di sigarette o altro? Questo forse fa dubitare i Governi sul mantenere in commercio o bandire sigarette o altro?

Lo sapete che il rischio di avere un coagulo di sangue quando si vola in aereo è di 1 su 1000? E sapete che se il volo dura più di quattro ore, il rischio di sviluppare una trombosi aumenta da due a tre volte. Stiamo quindi già per cancellare o per non prenotare i voli per andare in vacanza (incrociamo le dita!) quest’estate?

Chi di noi ha mai preso il paracetamolo (o chiamiamola col nome commerciale di “Tachipirina”)? Lo sappiamo che nel ‘bugiardino’ (il foglietto illustrativo) tra i casi indesiderati “per i quali non sono disponibili dati sufficienti per stabilire una frequenza” sono specificamente indicati, tra gli altri: infiammazione del fegato (epatite) e sua funzionalità anomala; insufficienza renale acuta; nefrite interstiziale; necrolisi epidermica tossica? Lo sapevamo? Smetteremo per questo di assumere o di consigliare a chi ha più di 38°C di assumere la Tachipirina?
Quanto all’ibuprofene (il medicinale di marca più noto è il “Moment”) invece? In 1 caso su 10.000 può verificarsi, tra le non poche, insufficienza epatica, necrolisi epidermica tossica, pancreatite, e angioedema (gonfiore in diverse parti del corpo), proprio come per il paracetamolo. Ma non basta: con la stessa casistica, si rischiano anche infarto del miocardio ed edema polmonare acuto. Secondo una frequenza che “non può essere definita sulla base dei dati disponibili”, l’assunzione di ibuprofene potrebbe portare (tra le altre) a sindrome DRESS ed ictus (maggior rischio di riduzione improvvisa della circolazione del sangue nel cervello). Chi mai si priverebbe della possibilità di liberarsi di quei sì paurosi mal di testa grazie a questo principio attivo, pur

conoscendo questi casi statistici davvero rari o rarissimi?

Similmente a quanto inserito a ragione nei foglietti illustrativi di paracetamolo e ibuprofene, l’EMA ha affermato che i casi di “trombosi del seno venoso celebrale” vadano inseriti nella lista degli “effetti collaterali molto rari” in quello di AstraZeneca o Vaxzevria che dir si voglia.

Assurdo, infine, che si arrivi a rinominare un farmaco: da AstraZeneca a Vaxzevria. Lo è perché è la prova del nove di quanto detto finora: la sostanza del vaccino non cambia, ma se ne modifica il nome, che diventa proprio diverso, un altro, sfruttando il fatto che, appunto, quanti di noi ne avranno piena conoscenza?

Riassumiamo infine la situazione: il vaccino AstraZeneca o Vaxzevria ora in Italia è raccomandato solo per le persone sopra i 60 anni. Pure nel Regno Unito vi è la prescrizione di somministrare agli Under 30 altri vaccini. Germania, Svezia, Canada, Francia lo hanno vietato alle fasce d’età più giovani. Danimarca e Norvegia lo hanno escluso completamente dal piano vaccinale. Le decisioni operate dai Governi dei Paesi europei sono certamente legittime in quanto politiche, e ciò non può certo che destare incertezza presso tutta l’opinione pubblica europea.
Però esistono i dati, scientifici. E la consapevolezza che questo vaccino è la soluzione approntata di corsa e in piena emergenza.

Diamo solo qualche ultimo numero, riguardo proprio ai rischi di coaguli dovuti alla contraccezione del virus Sars-Cov-2 cioè di essere malati di Covid19: il 16,5% dei malati rischia un’embolia polmonare ed il 14,8% una trombosi, e per i casi gravi il rischio sale al 33% (studi della Radiological Society). Ora torniamo su a confrontarli alle diverse percentuali di casi registrati a seguito di iniezione del vaccino. Ecco.

EMA e OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) continueranno giustamente a vigilare e svolgere analisi e ricerche, ma gli ultimi dati più che intimorirci dovrebbero invece rassicurarci, avendo indicato una percentuale davvero minima di casi tragici.

I bugiardini di Ibuprofene e Tachipirina

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