“La diga di Marcesina? Un vecchio progetto che mi incuriosiva”

Il presidente Munari viaggia nella direzione della transazione ecologica per l'altopiano

Emanuele Munari - Marcesina

La questione della diga a Marcesina ha causato nei giorni scorsi un malumore generale.
Proprio oggi, dopo giorni di dichiarazioni giunte da più parti, tutte improntate su una presa di distanza da un simile progetto, Emanuele Munari ha affrontato direttamente l’argomento durante il consueto appuntamento settimanale per il bollettino dei contagi da Covid-19. Il Sindaco di Gallio ha sottolineato infatti il carattere evidentemente obsoleto del progetto della diga, realizzato ormai vent’anni fa, specificando di non aver mai coinvolto nel caso specifico Etra e di averlo tirato fuori dal cassetto spinto dalla curiosità. “Non essendo io un ingegnere – ha spiegato Munari – mi incuriosiva lo studio svolto allora dai tecnici, anche per trovare ispirazione e ragionare su quella diga o su altre soluzioni, arrivando ad ottenere un monitoraggio dei dati che possa essere utile.

L’annoso problema dell’approvvigionamento idrico sull’altopiano necessita da tempo di una soluzione valida che possa garantire scorte d’acqua in qualsiasi evenienza, ma anche semplicemente durante i periodi di maggiore afflusso turistico.
Le condizioni climatiche e meteorologiche sono cambiate rispetto agli anni scorsi e ormai ci siamo abituati, fatta eccezione per l’inverno appena trascorso, ad affrontare stagioni secche, caratterizzate da scarse precipitazioni, o inumidite solo da sporadici acquazzoni violentiprosegue MunariÈ necessario oggi fare uno studio certamente ben più strutturato rispetto a vent’anni fa, ma quel che è chiaro è che l’altopiano deve rendersi indipendente sul piano idrico da un tubo che arriva da Oliero, trattenendo parte dell’acqua che cade nel nostro territorio, oppure ci troveremo in difficoltà in caso di calamità naturale, come già accaduto con Vaia per quanto riguarda la tensione.

Il Presidente dell’unione montana ha definito l’acqua come l’oro del prossimo millennio, un bene prezioso che dobbiamo iniziare a preservare fin da subito, non solo per una questione di sopravvivenza ma anche in un’ottica di ecosostenibilità, sfruttandone le svariate potenzialità: “Se riusciremo ad avere una visione aperta verso un tipo di infrastrutture poco impattanti a livello ambientale, sfruttando gli invasi naturali laddove la conformazione orografica lo permette, potremo godere di valenze positive multiple: come attrazione turistica e rilancio del territorio, come potenziale idrico e idroelettrico, come bacino cui attingere rapidamente in caso di incendio e per l’innevamento artificiale. Penso ad esempio alla Valle dei Mulini o al Ghelpach, per quel che riguarda Gallio“, ha illustrato Munari.
Dando uno sguardo al nostro diretto competitor, il Trentino, è innegabile che buona parte dell’attrattiva turistica sia costituita da specchi d’acqua più o meno grandi che in ogni stagione acquisiscono un certo fascino, portando un grande numero di turisti a visitarli.

All’inizio del mio primo mandato come Sindaco ho visto la sofferenza delle malghe e degli impianti in carenza di acqua. Essere un amministratore lungimirante significa anche osare, investire per lasciare ai nostri figli, ai cittadini e ai turisti dell’altopiano i vantaggi della transazione ecologica di cui tanto si parla nel Recovery Plan. Perché non pensare in grande, allora, ragionando su un progetto sovracomunale a basso impatto ambientale tra Gallio, Enego e Foza? Chi ce lo vieta?” si chiede il Sindaco di Gallio.

Due sono gli obiettivi principali che si vorrebbero raggiungere con la realizzazione di un progetto di questo tipo: ottenere l’autonomia idrica ed energetica per l’altopiano e, di conseguenza, andare incontro ad un abbattimento dei costi di pompaggio dell’acqua da parte di Etra e quindi ad un calo delle bollette a carico dei cittadini.

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