70 anni di un’assemblea comune europea

A novembre ha festeggiato 70 anni il Parlamento Europeo, o meglio l'istituzione assembleare comune dell'Europa unita, che ha conosciuto diverse fasi ed evoluzioni dal 1952 ad oggi

Novembre è stato il mese di celebrazione del 70esimo anniversario di fondazione di due istituzioni che toccano la vita di tutte e tutti noi quotidianamente, che lo sappiamo o meno: il Parlamento Europeo e l’UNCEM (Unione Nazionali Comuni, Comunità ed Enti Montani).

Dopo aver parlato di cosa sia UNCEM, oggi è la volta di esplorare il percorso evolutivo della più alta assemblea popolare democratica dell’intera Unione Europea, rappresentanza oggi diretta di tutti i popoli degli Stati membri: potrà non riscuotere consensi unanimi ma il Parlamento Europeo è ad oggi l’unico parlamento al mondo transnazionale, multilingue, multipartitico e direttamente eletto.

La cerimonia per i 70 anni del Parlamento Europeo si è tenuta il 22 novembre nella sua sede più prestigiosa, quella di Strasburgo, presieduta dall’attuale Presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola, ha visto prima la proiezione del documentario “70 anni di democrazia europea in azione” e poi gli interventi dei Primi Ministri del Belgio (Alexander De Croo), del Lussemburgo (Xavier Bettel) e della Francia (Elisabeth Borne), in conclusione quindi gli interventi dei Presidenti del Gruppi parlamentari dell’Assemblea.

Tra tutti gli interventi in particolare ha colpito e lasciato un segno vivido e forte quello di Xavier Bettel di cui riportiamo il passaggio centrale: «Durante la Seconda guerra mondiale, essere gay, di origine ebraica e liberale mi avrebbe condannato a morte tre volte. Oggi sono un uomo libero e sono a capo di un governo eletto. Possiamo essere diversi, avere opinioni diverse, ma questo non è un limite. È la ricchezza del progetto europeo, deve restare la nostra forza». Un manifesto tanto semplice quanto chiaro e potente di quanto oggi l’Europa Unita sia anche “terra dei diritti delle persone”, di tutte le persone.

Dicevamo che la celebrazione per i 70 anni si è svolta a Strasburgo, che è la sede ufficiale del Parlamento, non solo perché così stabilito dai Trattati sull’Unione Europea ma anzi e soprattutto per il valore altamente simbolico della città dell’Alsazia, emblema della contesa prima e quindi della pace e dell’unione dopo ed ancora oggi tra Francia e Germania.
E d’altronde è proprio per eliminare alla radice le continue guerre tra Francia e Germania dovute anche per le alterne riconquiste delle regioni dell’Alsazia e della Lorena che con il Trattato di Parigi del 18 aprile 1951 venne istituita la Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (C.E.C.A.), che aveva una propria “Assemblea comune” -questo il primo nome di una assemblea parlamentare europea- di 78 membri, scelti tra i Parlamenti dei 6 Stati fondatori (Belgio, Olanda, Lussemburgo, Germania, Francia, Italia, i cosiddetti “Inner Six”), senza poteri legislativi, che si riunì appunto per la prima volta il 10 settembre 1952: ecco la data di fondazione e da celebrare.

Il 25 marzo 1957 vengono firmati i Trattati di Roma: due trattati dai nomi evocativi dei progressivi passi in avanti già compiuti in pochi anni, ossia il Trattato che istituisce la Comunità Europea dell’Energia Atomica (TCEEA) e il Trattato che istituisce la Comunità Economica Europea (TCEE), e da allora deriva la nota sigla “CEE”.
A seguito di ciò, il nome dell’organo parlamentare mutò in Assemblea parlamentare europea, con un aumento a 142 membri, sempre scelti dai Governi tra i parlamentari dei propri Stati.

Gia nell’ottobre 1958 fu istituito un gruppo di lavoro, presieduto da Fernand Dehousse, che elaborò il primo “Progetto di Convenzione sull’elezione dell’assemblea parlamentare a suffragio universale e diretto”, approvato dall’assemblea il 17 maggio 1960 e trasmesso il 20 giugno al Consiglio Europeo, ma il progetto in allora incontrò troppi ostacoli.

Il mutamento definitivo di nome, quello che tutti conosciamo e utilizziamo ancora oggi, obiettivo non solamente lessicale ed a lungo cercato, in Parlamento Europeo diviene realtà il 30 marzo 1962, dopo un altro braccio di ferro tra il Parlamento stesso e il Consiglio Europeo: da allora sono trascorsi 60 anni, ricorrenza tonda quest’anno anche per questo significativo traguardo.

Nel 1973, con l’entrata nella CEE di Danimarca, Regno Unito e Irlanda, il numero dei parlamentari sale a 198.

Il 20 settembre 1976 il Consiglio Europeo stabilisce che quello venturo sarebbe stato il primo parlamento europeo eletto a suffragio universale diretto: cruciale in tal senso fu l’impegno internazionale del Minstro degli Esteri prima (1969-1974) e poi (1974-1976) Presidente del Consiglio Italiano Aldo Moro che tra luglio e dicembre 1975 operò con forza ancor più propulsiva nella veste di Presidente del Consiglio Europeo. Importanti furono anche il mutato atteggiamento del Presidente francese Valery Giscard d’Estaing e il lavoro dell’olandese Schelto Patijn.
Le prime elezioni con questo radicale mutamento che comportano un’acquisizione di visibilità nonché di legittimazione popolari per il Parlamento Europeo si tengono a giugno 1979. Data storica, momento cruciale per la democrazia e la pace in Europa.

In quella occasione il numero dei parlamentari fu di 410, e da allora crebbe significativamente, sia per aumentare la rappresentanza degli Stati sia perché il numero stesso degli Stati membri dell’Europa Unita aumentò. E così divenirono 434 nel 1984 (per ingresso della Grecia), 518 nel 1989 (ingresso di Spagna e Portogallo), 567 nel 1994, 626 già nel 1995 (Svezia, Finlandia e Austria), 732 nel 2004, 782 nel 2007 (Bulgaria e Romania).
La prima riduzione o meglio contenimento per così dire, arriva nel 2009: 736 è il numero previsto dal Trattato di Nizza (firmato nel 2001). Già nel 2012 il numero risale a 754.

Infine il Trattato di Lisbona (firmato nel 2009) ha previsto al proprio articolo 14. n.2 TUE che a partire dalle elezioni europee del 2014 il numero dei parlamentari europei sia 751, cioè 750 più il Presidente del Parlamento Europeo.
Con l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea avvenuta di fatto il 31 gennaio 2020 (dopo l’esito del referendum sulla Brexit di quasi 4 anni prima, il 23 giugno 2016), il numero scese a 705. Dei 73 parlamentari provenienti dal Regno Unito, 27 vennero ridistribuiti tra gli altri 26 Stati membri, mentre i residuali 46 risultano da allora sospesi, in attesa di eventuali (e non così distanti parrebbe potersi dire) ingressi di Stati nell’Unione Europea, anche in corso di Legislatura corrente (oggi siamo a tre anni e mezzo, ma al momento della scelta erano trascorsi poco più di 6 mesi dall’elezione del Parlamento Europeo, avvenuta a maggio 2019).

Fissato quindi oggi a 705 il numero complessivo dei parlamentari europei direttamente eletti dalle cittadine e dai cittadini degli Stati Membri, ciascuno Stato ha una delegazione numericamente diversa in base alla propria popolazione. Non vi è un rapporto fisso e costante tra popolazione e delegazione parlamentare, ciò è significativo al punto che la Corte Costituzionale Tedesca ebbe a ridire sulla piena rappresentatività del Parlamento Europeo.
Se contano i numeri, ovviamente gli Stati con più rappresentanti saranno, in ordine decrescente, Germania (96 eurodeputati), Francia (79), Italia (76), Spagna (59) e Polonia (52).
Specularmente i meno rappresentati sono, in ordine crescente, Cipro Lussemburgo e Malta (6 eurodeputati ciascuno), Estonia (7), Slovenia e Lettonia (8 ciascuno).
Gli altri Stati hanno delegazioni tra gli 11 e i 33 parlamentari.

Veniamo infine ai poteri del Parlamento Europeo: sebbene ne abbia dalla sua prima costituzione, il vero salto di qualità e di consistenza si ha con l’Atto Unico Europeo del 1986, poi ampliati ancora con il Trattato di Maastricht del 1992 (costitutivo dell’Unione Europea), con il Trattato di Amsterdam (1997) ed il Trattato di Nizza (2001). Con i Trattati di Lisbona (2007) si è messo a sistema la vasta gamma di poteri di cui è oggi dotato il Parlamento Europeo.
Quest’organo ha oggi il ruolo di co-legislatore dell’Unione Europea, assieme e inscindibilmente con il Consiglio Europeo, cioè l’assemblea dei Capi di Stato e di Governo degli Stati membri dell’Unione Europea, pur spettando solo a quest’ultimo -e non al Parlamento: ma cambiare ancora si può!- il potere di iniziativa legislativa.
Il Parlamento è, come dice il nome, il luogo più alto della discussione politica, pubblica e democratica, trasparente e manifesta dell’intera Unione Europea.

Il Parlamento ha infine poteri di controllo e di bilancio sugli altri organi ed istituzioni dell’Unione Europea, ossia la Commissione Europea ed anche la Banca Centrale Europea.

C’è da augurare -ed augurarsi- lunga vita e ulteriore ampiamento di poteri e di legittimazione del Parlamento Europeo, poiché sembra in abbinamento a ciò si è visto aumentare il livello di democraticità e di benessere dell’Unione Europea tutta.

N.B.: attenzione a non confondersi! La costruzione europea non è, per forza di cose, ancora conosciuta a sufficienza tra tutte e tutti noi, le denominazioni e le assonanze non aiutano, ed inoltre vi sono più e differenti organismi internazionali europei e sovraeuropei, internazionali.
Il Parlamento Europeo non va così confuso né con l’Assemblea Parlamentare dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) né con l’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa (APCE).

L’Assemblea Parlamentare dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) è un organo composto da 323 parlamentari che provengono da un’area geografica che si estende da Vancouver (Canada) a Vladivostock (Russia), ed il suo segretariato internazionale ha sede a Copenaghen (Danimarca). L’Italia vi ha 18 delegati, tutti membri di Camera e Senato.

L’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa (APCE) è un organo composto da 306 membri, provenienti dai 46 Stati del Consiglio d’Europa. Come nel caso precedente l’Italia vi ha 18 delegati, tutti membri di Camera e Senato.
Forse di questo organo se ne è sentito parlare di più durante la guerra in Ucraina, poiché vi sedeva (a fasi alterne: dal 1996 al 2014 e poi dal 2019 a qualche mese fa) la Russia, uscitane con grande scalpore il 10 marzo di quest’anno poiché, a detta del Ministro degli esteri Sergej Lavrov, “i paesi della NATO e dell’Unione Europea stanno minando il Consiglio d’Europa, progettato per sostenere i diritti umani, lo Stato di diritto e la democrazia“: un gran bel riconoscimento pubblico di valore per un organo di cui spesso noi cittadine e cittadini ci dimentichiamo l’esistenza.

© RIPRODUZIONE RISERVATA