Coldiretti: A rischio gli allevamenti veneti, fiore all’occhiello del settore primario nazionale

Dall’estero già il 16% del latte, il 49% della carne bovina e il 38% di quella di maiale

Toccoli Farm Roana Fabris Allevamento Bovini Coldiretti copertina

Sono a rischio migliaia di allevamenti italiani, nonché oltre tremila realtà sparse per il Veneto, fiore all’occhiello del settore primario, che stanno già pagando un costo altissimo per la crisi energetica e per la guerra in Ucraina, a causa di nuove scelte della Commissione europea che compromettono la capacità di approvvigionamento nazionale del Paese, già deficitario per carne e latte“. È quanto afferma Coldiretti in riferimento alle anticipazioni della proposta della Commissione UE per la revisione della Direttiva 2010/75/UE relativa alle emissioni industriali (IED), per la prevenzione e riduzione dell’inquinamento attesa per martedì 5 aprile.

Le bozze attuali – denuncia la Coldirettiallargano una serie di pesanti oneri burocratici ad un maggior numero di aziende zootecniche ed aggiungono all’ambito di applicazione il settore delle produzioni bovine, che prima era escluso. Una scelta inaccettabile, che rischia di condannare alla chiusura tantissimi allevamenti, con un nuovo carico di burocrazia, che fa aumentare i costi del sistema zootecnico“.

Il presidente nazionale Coldiretti, Ettore Prandini sottolinea: “Ho già sollecitato personalmente i Commissari Wojciechowski e Gentiloni, oltre ai parlamentari europei italiani delle commissioni ambiente, industria ed agricoltura, affinché venga modificata una decisione che rappresenta un attacco al sistema allevatoriale europeo. In un momento in cui è sempre più evidente la necessità di puntare sulla sicurezza alimentare e sull’autosufficienza, a Bruxelles si rischiano di fare scelte che aprono la strada alla carne sintetica. Non dobbiamo dimenticare che la carne italiana nasce da un sistema di allevamento che per sicurezza, sostenibilità e qualità non ha eguali al mondo, consolidato anche grazie ad iniziative di valorizzazione messe in campo dagli allevatori, con l’adozione di forme di alimentazione controllata, disciplinari di allevamento restrittivi, sistemi di rintracciabilità elettronica e forme di vendita diretta della carne“.

Secondo Coldiretti il rischio che stiamo correndo è altissimo: “Le nuove scelte Ue apriranno le porte alle importazioni di carne da paesi terzi, che spesso garantiscono minori standard di sicurezza alimentare e maggiori impatti ambientali di quelli europei. Difendere la carne Made in Italy significa anche sostenere un sistema fatto di animali, di prati per il foraggio e soprattutto di persone impegnate a combattere lo spopolamento e il degrado spesso da intere generazioni, anche in aree difficili”.

L’Italia dipende già dall’estero per il 16% del latte consumato, il 49% della carne bovina e il 38% di quella di maiale secondo l’analisi del Centro Studi Divulga.

Credit: foto Toccoli Farm

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