Ricordato a Vattaro l’eccidio dei 7 partigiani trucidati dai nazisti

Sabato 7 maggio è stato ricordata a Vattaro la strage dei 7 partigiani trucidati, il 4 maggio 1945, da un reparto di nazisti in ritirata. A perdere la vita furono sei uomini e una donna: Pasquale Arduini, Rodolfo Corradi, Giovanni Cera di Domenico, Giovanni Cera di Valentino, Romeo Penner, Domenico Zotti e Gianna Troselli.

La cerimonia che si è svolta come di consueto davanti al cippo che ricorda l’eccidio, ha visto la partecipazione dell’Anpi del Trentino, di Vicenza e di Bassano e delle delegazioni delle amministrazioni del Comune dell’Altopiano della Vigolana e per la prima volta anche  del Comune di Asiago.

Presente per il capoluogo altopianese Chiara Stefani, Presidente del consiglio comunale che ha tenuto un commosso discorso sui valori della libertà, della democrazia e della pace.

I fatti

Una testimonianza di quanto successo a Vattaro arriva direttamente dalla relazione del partigiano Francesco Urbani “Pat” rimasto ferito in quell’episodio.

“3 maggio 1945: Asiago è stata liberata dai Partigiani già da qualche giorno. Il Comando delle Brigate è in-stallato nell’albergo “Croce Bianca”. Nel pomeriggio arrivano dalla pianura due autoblin-do con militari indiani. L’ufficiale alleato chiede di essere accompagnato da un gruppo di Partigiani lun-go il tragitto Asiago-Lavarone-Trento, dove deve ri-congiungersi con il grosso delle truppe alleata. La sua proposta è accolta e si fissa la partenza per il mattino successivo (4 maggio).

La colonna è cosi composta: prima ci sono le due autoblinde, poi l’autocorriera con circa 25 partigiani e in coda una autovettura con il comandante “Leo” (Giulio Vesco-vi) e tre Partigiani. Lungo la strada vengono rimossi degli ostacoli posti dai tedeschi. Arrivati a Lavarone si notano gruppi di tedeschi armati, ma in atteggiamento pacifico: evidentemente avevano ricevuto la notizia che la guerra in Italia era finita.

A Lavarone dunque si ferma l’autovettura con il Comandante “Leo” e un piccolo gruppo di Partigiani; hanno il compito di disarmare i tedeschi. Il comando del gruppo nell’autocorriera è assunto da “Pat”. Nel frattempo le autoblindo avevano proseguito per Trento senza incontrare ostacoli.

L’autocorriera riparte da Lavarone con circa tre ore di ritardo sulle autoblindo. Tutto procede tranquillamente fino al Pian dei Pradi, dove ci raggiunge una motocicletta con sidecar con tre partigiani. Passando lentamente per la contrada, notiamo che ci sono due sentinelle sulla porta di una casa e che le divise delle sentinelle erano quelle dei paracadutisti tedeschi. In un attimo le sentinelle vengono disarmate ed entriamo subito in casa.

Con grande sorpresa troviamo un generale nazista con il suo ufficiale d’ordinanza. Il generale dice di essere all’oscuro della fine delle ostilità in Italia e ci propone di far scendere fino a Vattaro il suo ufficiale accompagnato in motocicletta da due nostri partigiani. Il generale dà le opportune istruzioni al suo subalterno in lingua tedesca, che nessuno di noi capiva. Il generale rimane come ostaggio nella stessa abitazione.

L’autocorriera riparte dopo circa mezz’ora: devo assolutamente precisare che nel frattempo non è stato caricato nell’autocorriera nessun estraneo; tutti erano i soliti Partigiani partiti da Asiago. L’autocorriera arriva a Vattaro. Si vedono dovunque soldati tedeschi con il bracciale bianco; nessun segno di ostilità. Era nostra intenzione di non fare alcuna sosta, ma di proseguire verso Trento.

Improvvisamente comparirono tre autoblinde tedesche cariche di paracadutisti. Una ci sorpassò andando a piazzarsi dietro l’autocorriera, le altre si fermarono davanti a circa 40 metri. Noi ci buttammo fuori dall’autocorriera, perché erano chiare le intenzioni del nemico. Infatti, senza una parola, senza un gesto aprirono il fuoco contro il nostro gruppo che fortunatamente aveva già fatto in tempo a disperdersi. Rimasero però sul terreno sei nostri compagni e tre feriti (di cui uno successivamente morì), tra cui il sottoscritto.

Alcuni furono catturati e furono salvati fortunatamente dall’arrivo dì un reparto dell’esercito alleato. Lo svolgersi dei fatti ci dimostra che l’ufficiale tedesco, inviato dal generale, approfittando del fatto che nessuno di noi capiva la lingua tedesca, preparò il piano per attaccarci e distruggerci malgrado la guerra fosse finita e l’armistizio già firmato da due giorni a Caserta. Ripeto: avevamo l’intenzione di proseguire per Trento, senza fare sosta a Vattaro.

Le fantasie di chi blatera senza conoscere la verità, restano misere fantasie. Purtroppo abbiamo sofferto e combattuto per mesi e mesi nei portare la Libertà anche a simili individui.”

Il video della cerimonia con il discorso di Chiara Stefani

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