Il “Soco de Nadale” del maestro Lucio: la tradizione del legnaro

Legnaia

Se dici montagna, dici stufa. E se dici stufa, dici legnaro.
Così funziona in quota, dove il clima d’inverno si fa rigido e le case si scaldano con la legna che arde. È la tradizione, quell’abitudine che proviene dalla notte dei tempi e che proprio in questo periodo dell’anno, verso la fine dell’estate, impegna gli uomini e le donne di montagna nella meticolosa operazione di “far su el legnaro”. Non una semplice catasta di legna tagliata, ma un incastro perfetto di ciocchi secchi che a poco a poco, durante i lunghi mesi freddi, scalderanno gli abitanti della casa e gli ospiti che li andranno a trovare. Talvolta le legnaie si trasformano in vere e proprie opere d’arte, con geometrie e decorazioni che attirano lo sguardo dei passanti e lasciano a bocca aperta. In alcuni casi conservano a loro volta tradizioni personali che appartengono al padrone di casa.

È il caso del Sindaco di Rotzo, il maestro Lucio Spagnolo, che qualche giorno fa ha raccontato il suo modo di accogliere l’inverno, selezionando tra i tanti ciocchi quello che verrà impiegato a Natale: “Quando finisce l’estate, un pensiero che ricorre di anno in anno è: “fasso el legnaro!” Sì perché questo pensiero è “storico” quasi “genetico” per la gente di montagna. Avere “el legnaro fatto”, avere la riserva di legna che ti permetterà di riscaldare la tua casa, i tuoi cari, gli amici che verranno a trovarti durante le fredde giornate invernali, dà un senso di sicurezza e mette quiete nell’animo…. Ancor più in tempi tristi come questi, quando tutto è messo in discussione, quando guerre e interessi economici ricadono sulla vita di ognuno di noi, avere “el legnaro” fatto permette di essere un po’ più sereni… Nell’attesa, e nella speranza che intelligenza, buonsenso e cuore degli uomini prevalgano sugli interessi politici ed economici di pochi, potentissimi oligarchi, di qualsivoglia nazione essi siano! Poi per me è tradizione scegliere, tra i tanti ciocchi di legna, un ciocco più bello, nodoso, forte e grande per farne “el soco de Nadale”. La notte di Natale, quando un Dio scenderà ancora su questa nostra misera Terra, lo metterò nel camino perché la notte sia più chiara, perché la capanna del presepe sia calda, e quel calore accolga un bimbo tra la paglia. È una tradizione che coltivo da sempre, che ho imparato da bambino… Una sorta di poesia che a me piace recitare ogni anno. Col “legnaro fatto” e col “Soco de Nadale”.

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