Oscar 2021 : l’Italia corre con Pinocchio e Laura Pausini

Il 25 aprile di questo 2021 avrà un sapore diverso. Se per noi italiani il 25 aprile vuole ovviamente dire Liberazione, con un significato e un senso che vanno sempre rinnovati e riscoperti, al di là delle restrizioni sanitarie, quest’anno domenica 25 aprile vorrà internazionalmente dire Premi Oscar 2021!
Sì: ecco perché quest’anno ancora non abbiamo ancora sentito parlare in tv o sui social dei nuovi ultimi vincitori degli Academy Awards (dicitura formale e nome proprio degli Oscar). La cerimonia per la quarta volta nella sua storia è stata rinviata: era già accaduto nel 1938, nel 1968 e nel 1981, sempre per ‘motivi statunitensi’ (rispettivamente: alluvione di Los Angeles, assassinio di Martin Luther King, tentato omicidio del Presidente Ronald Reagan), mentre quest’anno si è trattato di motivi pandemici, di natura tragicamente mondiale.

A questa edizione degli Oscar avrebbero potuto partecipare (il gruppo degli otto per il Miglior Film e le cinquine per tutte le altre categorie sono già uscite) film usciti in 2 anni solari diversi (e anche in questo caso si tratta di una eccezione, ma non l’unica: è già accaduto nel 1934), ovvero ovviamente tutto il 2020 e poi fino al 28 febbraio 2021, proprio per far fronte all’imprevista epidemia ed alle incontrastabili conseguenze nella distribuzione delle pellicole: «La nostra speranza, nel prolungare il periodo di ammissibilità’ e la data dei nostri premi, e’ di fornire la flessibilità’ necessaria ai registi per finire e distribuire i loro film senza essere penalizzati per qualcosa che sfugge al controllo di chiunque“», hanno così presidente amministratore delegato dell’Academy.

Nonostante le tante difficoltà e gli stretti protocolli adottati e vigenti per i partecipanti (un posto per il candidato più un solo accompagnatore: provate voi a sceglierne uno solo!), la cerimonia sarà dal vivo nonché in diretta in tantissimi Paesi del mondo. Le polemiche per la mancata diretta in Cina e Hong Kong già ci sono state e non ne mancheranno di nuove, visto che in lizza ci sono il cortometraggio documentario Do not split (35 minuti dedicati al movimento per la democrazia ad Hong Kong) e il film Nomadland della regista Chloé Zhao, nata a Pechino, con ben 6 candidature, tra cui Miglior Film, Miglior Regista e Miglior Sceneggiatura Originale e Miglior Montaggio che andrebbero proprio a Zhao personalmente.

Veniamo alla fatidica domanda che più o meno esplicitamente e un pizzico campanilisticamente ci facciamo ogni anno: “chi ci sarà di italiano agli Oscar di quest’anno? Per chi dobbiamo tifare?” e poi soprattutto (qualsiasi forma di scongiuro è lecita!) “può davvero vincere?!

L’italia sarà rappresentata agli Oscar 2021 da due nomi già celebri in tutto il mondo: Matteo Garrone e Laura Pausini, o meglio, a gareggiare ci saranno le loro ultime produzioni che hanno già ottenuto ragguardevole successo. Parliamo del film Pinocchio di Garrone (già regista, tra gli altri, di Gomorra e Dogman) candidato per i Migliori Costumi ed il Miglior Trucco, e della canzone Io sì (Seen) cantata da Laura Pausini nel film La vita davanti a sé. E sì (ripeto, via con tutte le macumbe!), i “nostri” candidati nominati hanno buone chances!

Le aspettative che possiamo nutrire sono alte: entrambi i lavori hanno già ottenuto premi e riconoscimenti di altissimo piano e che solitamente sono anticamera dal Premio Oscar.

Pinocchio ha infatti trionfato ai MUAHS (acronimo di Make-Up Artist and Hair Stylist) Awards che è il premio ad hoc per il Miglior Trucco anche prostetico nei film, per cui agli Oscar gareggiano a nome del film di Garrone gli artisti Mark Coulier, Dalia Colli e Francesco Pegoretti. C’è attesa anche per l’esito della corsa di Massimo Cantini Parrini nominato per i Migliori Costumi di Pinocchio. Per entrambe le categorie ci sarà da battersela con titoli che hanno già fatto parlare di sé. L’avversario più temibile è Mank, diretto da David Fincher, che offre il dissacrante punto di vista sulla Hollywood degli anni 30 di  Herman J Mankeiwicz (Mank appunto), accreditato dalla tesi del film quale unico vero autore del capolavoro Quarto Potere, in barba al celebratissimo Orson Welles. A margine si nota quale mero appunto che Mank con 10 candidature è il film più nominato di questa edizione, ed è non solo di distribuzione ma proprio di produzione originaria di Netflix, la piattaforma d’intrattenimento capofila del settore che forse da solo ha registrato enormi incrementi a seguito della pandemia e delle conseguenti chiusure.

C’è da stare in guardia anche da Ma Rainey’s Black Bottom, con protagonista l’ormai conclamata Viola Davis, attrice che dove e quando recita assicura il successo, ed è infatti anch’ella candidatata, e con protagonista maschile il compianto Chadwick Boseman (Black Panther nell’universo di supereroi della Marvel) con candidatura postuma. Oltre a questi 4 candidature dette, Ma Rainey’s Black Bottom concorre anche per la Miglior Scenografia.
Meno temibile -si fa per dire, ma non regge il confronto con i precedenti- appare Emma tratto dal noto romanzo di Jane Austin, che ha collezionato le medesime 2 candidature di Pinocchio.

Fresco di vittoria ai Golden Globe 2021 tenutisi il 28 febbraio scorso, ultimo appuntamento di ogni anno per il Cinema prima degli Oscar e assai spesso indicativo di una ormai affermata tendenza delle preferenze dei giurati, è il brano Io sì (Seen) interpretato da Laura Pausini: quello su cui possono a buon ragione concentrarsi tutte le speranze italiane (ancora e per la terza volta: via a tutti i riti scaramantici di repertorio!).

Lo ha appena dichiarato sui propri social Laura Pausini: “Non solo non ci avrei mai creduto, ma sinceramente io non ci avevo mai pensato di essere parte nè di un Oscar nè di un Golden Globe

La genuità e la spontaneità sono tratti da sempre distintivi di Laura Pausini, che ha subito trasmesso a tutti noi la sua gioia commossa pochi giorni dopo: il 3 marzo scorso Pausini ha come sempre conquistato e coinvolto tutti noi alla propria performance al Festival di Sanremo, dichiarando dopo pochi minuti sui propri canali social: «Volevo ringraziarvi ancora una volta per quello che avete scritto in tutti i social dopo il passaggio di questa sera a Sanremo, come avete visto ero molto emozionata. Ci sono cose che non cambiano con il passare degli anni o con l’esperienza, alcune situazioni ti fanno sentire piccola, è stato bellissimo. Voglio ringraziare ancora una volta Amadeus e Rosario Fiorello per avermi fatta divertire, e voi – rivolgendosi a tutti i suoi fan – grazie mille».

La canzone Io sì (Seen) figura nella colonna sonora del film diretto da Edoardo Ponti La vita davanti, che ha fatto molto parlare di sé, anche per l’ennesima celebrata performance della intramontabile Sophia Loren (madre del regista), e che è già comunque nella storia: non solo perché è la decima canzone non in inglese ad aver almeno ricevuto la nomination, ma perché è la prima canzone italiana ad entrare nella rosa finale che concorre al Premio! 

Il testo e la musica nella versione originale sono stati composti dalla compositrice statunitense Diane Warren: forse a noi questo nome non dirà molto. Eppure è soprannominata “The Queen of the ballad”, cioè “la Regina della ballata”, e pienamente a buon merito: nella sua carriera ha già vinto 1 Grammy Award, 1 Emmy Award, 2 Golden Globe, e sino ad oggi le nomination ai Premi Oscar sono già arrivate a 12: speriamo sia proprio la volta buona per agguantare l’assegnazione del Premio! Warren durante l’estate dello scorso anno ha coinvolto nel progetto Laura Pausini, affascinata dal film e identificatasi personalmente nel messaggio portato sullo schermo dalla trama: «Ricordo la prima volta che ho sentito il pezzo quando Diane Warren me l’ha proposto. Ho sentito una connessione con quelle note, un legame immediato che quando scatta ti fa capire che sta succedendo qualcosa di speciale» ha dichiarato l’artista. «Ho creduto fin da subito in questo brano, in questo film e nel messaggio che entrambi portano e ho voluto lavorare personalmente al testo in italiano insieme a Niccolò Agliardi per trasmetterne integralmente lo spirito». E così infatti ha fatto: assieme al suo collaboratore Agliardi (cui Pausini riconosce un grande merito nel proprio successo) in 25 giorni ha riscritto in italiano il testo di Warren ed inciso la versione italiana del brano, dal tocco sì magico da volare ora verso la serata finale!

Tornando per un momento coi piedi per terra, non si può ignorare che anche gli altri pretendenti avversari del brano cantato da Laura Pausini siano davvero temibili.
Judas and the Black Messiah, che ha ricevuto 6 candidature, è la storia del leader delle Pantere Nere Fred Hampton e la canzone è tra gli altri di H.E.R. tanto giovane (classe 1997) quanto talentuosa artista: su 13 nomine ai Grammy Award ne ha poi già vinti 4.

Il film sceneggiato e diretto da Aaron Sorkin Il Processo ai Chicago 7 deve ben spaventare Pausini per la canzone Hear My Voice che nel film si configura come moto corale dei protagonisti e del movimento di opinione stipato, fisicamente o idealmente, nel trial che andò realmente in scena proprio nello stesso periodo del già detto Judas and the Black Messiah. Ad interpretare quei fatti sugli schermi un cast davvero stellare: Sacha Baron Cohen, Joseph Gordon-Lewitt, Michael Keaton, Frank Langella, Eddie Redmayne, Mark Rylance, possono bastare? Anche per questo film altre 5 candidature oltre alla Miglior Canzone, tra i cui autori figura Celeste, il cui primo album in studio, intitolato Not Your Muse, è uscito proprio a febbraio di quest’anno esordendo direttamente al primo posto della classifica musicale britannica.

Infine il meno temibile a concorrere, ed anch’esso per la sola statuetta alla Miglior Canzone, è il film che proprio su un concorso canoro internazionale incentra la propria trama: Eurovision Song Contest – La storia dei Fire Saga.

«Io associo solo al mondo del Cinema la parola “Oscar”» ha detto Laura Pausini, interpretando certamente le parole di tantissimi di noi, «e non mi sono mai sentita vicina a voler pensare che la mia musica finisse a vivere questa esperienza. E non so, mi sento ancora un poco così frastornata e imbarazzata […] ovviamente mi sento molto felice […] e farò il possibile per fare del mio meglio quando sarò lì a Los Angeles». Sì, perché Laura Pausini ci offrirà una performance live alla Cerimonia dei 93esimi Academy Awards/Premi Oscar, ed ecco quindi -se ancora quanto detto non fosse bastato!- l’ennesima buona ragione per essere davanti agli schermi tv domenica 25 aprile! Dove si vedrà la cerimonia? Sul canale 303 di Sky, usualmente Sky Cinema Collection, che dal 17 al 25 aprile viene rinominato appositamente Sky Cinema Oscar. La programmazione del 25 aprile sarà interamente dedicata a film che hanno brillantemente trionfato a edizioni recenti degli Oscar, anche con un alto gradimento del pubblico: in ordine di proiezione Judy, Parasite, Piccole Donne, Jojo Rabbit, Le Mans ’66 – La Grande Sfida e, alle 21:30, C’era una volta ad Hollywood. E chi conosce Tarantino ed il film avrà subito intuito ciò che il gioco dei fusi orari comporta: in realtà da noi saranno le 00:15 del 26 aprile quando a Los Angeles si aprirà il sipario degli Oscar.

Proprio il 26 aprile, in verità! Che dire allora? Speriamo simbolicamente tutte queste aperture del 26 aprile siano di buon auspicio, anche per l’industria cinematografica e per il mondo dello spettacolo in generale: uno dei comparti professionali che di più ha patito e sofferto per le conseguenze legate alle necessarie misure prese per fare fronte alla pandemia di Covid-19.
Speriamo davvero che da allora tanti altri sipari possano di nuovo tornare ad alzarsi. Perché la vita è certamente Bella, davvero Una cosa meravigliosa…ma senza cinema né teatro, senza rappresentazione, rifletterci su e rielaborarla appare davvero così più triste e freddo, per tutti.

 

 

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