Lettere alla Redazione: Turismo, bisogna cambiare paradigma

lettere alla redazione
Riceviamo e pubblichiamo la lettera del Presidente dell’Asiago Film Festival Claudio Savelli in merito alla politica turistica dell’altopiano e all’OGD Montagna Veneta che ha iniziato di recente il percorso verso la costituzione.
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E’ chiaro anche ai sassi dell’Ortigara che bisogna cambiare paradigma, culturale ed economico, per non perdere l’ennesima occasione di sviluppo turistico. Un cambiamento di paradigma è una azione totale e definitiva. Significa abbandonare alcune certezze e tuffarsi con speranza nel risolvere i problemi, figli magari di certezze sbagliate che ora non possiamo più negare. Cambiamento di paradigma è l’espressione coniata da Thomas Kuhn nella sua opera “La struttura delle rivoluzioni scientifiche” (1962) per descrivere un cambiamento nelle assunzioni basilari all’interno di una teoria scientifica (che vuol dire anche economica ed ambientale) dominante”.

Bisogna farlo in tutti i settori della nostra vita, dalla tutela ambientale all’economia etica e sostenibile, fino al nostro stile di vita. Alziamo la testa da quei telefonini. Il mondo è bellissimo e cerchiamo di coglierne le opportunità. Tra queste…c’è il Tavolo appena creato dalla Comunità Montana per lo sviluppo turistico che raccoglie enti pubblici, privati ed associazioni no profit nella discussione strategica del nostro futuro turistico.

Ho letto diverse interpretazioni politiche all’evento. Come tutti sanno non tutti i 7 fratelli e sorelle sono seduti al Tavolo, cosa che spero tuttavia avvenga presto e l’iniziativa ha ricevuto consensi e non. In particolare ho letto un post interessante di Andrea Cunico, Jegary, che invito veramente a crederci “ancora una volta” e di avvicinarsi al progetto. Alcuni concetti espressi da Andrea sono condivisibili; vanno forse posti nella sequenza temporale corretta e calati in un contesto di priorità operativa di sviluppo (parlo per esempio di verificare viabilità e approvvigionamento energetico per sostenere lo sviluppo economico sostenibile, prima di sviluppare una strategia fortemente improntata al retaggio antropologico, ai Cimbri).

E’ giusto tutelare cultura e tradizioni, ma prima di pensare di scommettere tutto, al livello di strategia turistica su uno dei patrimoni, quello storico-culturale, bisognerebbe verificare quali altri “patrimoni” si hanno e quale sia prioritario sostenere. C’è da risolvere anni di rifiuti in bosco e “tirare a lucido” la più grossa risorsa turistica dell’Altopiano, quella legata all’Ambiente. Una ulteriore priorità potrebbe essere verificare nuovi approvvigionamenti di energia a basso costo, magari sviluppando un primo impianto ad Idrogeno per la produzione di energia elettrica per servire l’Altopiano di energia sostenibile e a buon mercato. Bisogna lavorare sulla viabilità e i parcheggi. Nel mondo dello spettacolo l’Altopiano sarebbe un luogo molto appetito per grossi eventi, magari all’Aeroporto. Il problema è che grossi eventi congestionano una rete stradale non adeguata per sostenerne l’urto di visitatori.

Ci sono le esigenze di albergatori, ristoratori, operatori del turismo a contatto con gli ospiti, esigenze basate sull’esperienza e sul contatto con il cliente. Sono loro che intercettano i trend turistici e ne hanno il polso. Ultimamente la domanda del mercato turistico è indirizzata molto più su temi green e di sostenibilità, piuttosto che su temi più culturali e tradizionali. Se “tira” l’ambiente, oggi bisogna saltare a bordi questa strategia. Appena i primi benefici di questa strategia, che cominciano prima di tutto dalla “struttura”, si faranno sentire, allora, si che sarà il momento corretto per lanciare delle “specialty”, il patrimonio Cimbro, il patrimonio gastronomico, il patrimonio ricettivo, il patrimonio sportivo, il patrimonio Guerra,  etc etc…. Sia ben chiara tuttavia l’architrave su cui poggia il nostro futuro: bisogna tutti cambiare paradigma.

Per farlo, data l’emergenza ambientale, sanitaria e civile, ci vuole coraggio. Bisogna lasciarsi alle spalle vecchie ruggini, incomprensioni, litigi, ripicche e quant’altro fa parte del portafoglio di “litigiosità” che ha sempre contraddistinto il popolo dell’Altopiano (e non solo) e ripartire da zero, magari aprendo a tecniche innovative di gestione della comunicazione e dei dati raccolti, digitalizzare i Comuni e rivedere la stessa gestione dei progetti con strumenti e tecniche contemporanee (definire l’ambito, studiarne la fattibilità, costruire una swot, pianificare, eseguire e concludere le attività, studiare e raccogliere risorse umane e finanziarie, controllare etc …).

Cambiare paradigma significa sedersi TUTTI intorno ad uno strumento che un politico dell’Altopiano, nel suo ruolo di Assessore al Turismo (e quindi chiaramente in contatto con la Regione), ha portato. Se oggi, in questo momento di massima allerta, capita che … uno strumento ufficiale della Regione Veneto per promuovere il turismo sia disponibile, credo che sia, volenti o nolenti, l’ancora di salvezza a cui aggrapparsi, dopo però di aver tutti deciso che è ora di cambiare e cominciare a condividere idee, progetti e sogni per il proprio e il comune benessere fisico e mentale. Credo che ormai sia chiaro che l’individualismo non paga.

L’Altopiano Veneto è una fucina, una pentola d’oro alla fine dell’arcobaleno, di opportunità di sviluppo culturale ed economico. Speriamo di non arenarci nella ormai obsoleta ricerca del “nome” da dare al progetto, ognuno caparbiamente arroccato alle proprie convinzioni di quale sia quello giusto. Per me “Altopiano Veneto” potrebbe essere molto efficiente, come già lo è la parola “Asiago”, in una strategia basata sul marketing digitale, almeno in un primo momento. Poi magari si troverà qualcosa di più caratterizzante, ma intanto ora quello che importa è rialzarsi e perdere tempo a decidere il nome sarebbe molto controproducente..

– Claudio Savelli – 
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