Bigon (PD): “la denuncia di 12 sigle tra sindacati di medici ospedalieri ed infermieri è lo specchio dello smantellamento della Sanità veneta”

La denuncia di dodici sigle tra sindacati di medici ospedalieri ed infermieri ed associazioni tra le più significative, raccolta in modo puntuale nel manifesto ‘Salviamo il servizio sanitario nazionale, è lo specchio di come la sanità veneta sia scivolata in questi anni verso un inesorabile smantellamento. Un processo che non è frutto del destino ma di una volontà malcelata di favorire e far slittare i servizi in direzione dei privati”. Il giudizio è della Consigliera regionale del Partito Democratico e Vicepresidente della Commissione Sanità Anna Maria Bigon che aggiunge: “Così come non vera è la narrazione zaiana del Veneto dell’eccellenza sanitaria, altrettanto non vera è la giustificazione della Giunta regionale che parla di crisi generale del sistema della sanità pubblica in tutta Italia. Se il Veneto è in terzultima posizione nel rapporto medici/cittadini, con appena 1,5 medici per ogni 1.000 abitanti, davanti solo a Liguria e Lombardia, c’è un motivo. Ovvero un disegno, che ha avuto un’accelerazione decisa con la pandemia, e che ha svuotato di servizi e personale la nostra sanità. Ovviamente a favore del privato”.

Non a caso – prosegue l’esponente dem – il Veneto è tra le Regioni che investono meno in costo del personale sanitario, territoriale ed ospedaliero. Professionisti che inevitabilmente scelgono altri territori, compreso l’estero, nei quali operare. Oppure, appunto, direttamente il privato. Cliniche private, va detto, che hanno regole completamente diverse dal pubblico, sia nelle assunzioni che per modalità di gestione. E che, guarda caso, si fanno carico solo di alcuni servizi, come la quasi totalità della riabilitazione, dove i ricavi sono alti. Nel frattempo, i ‘pesi’ come ad esempio la rianimazione rimangono in capo al pubblico“.

In conclusione, Bigon ritiene “Al tempo stesso fondamentale un intervento del Governo. È indispensabile da un lato aumentare il Fondo sanitario e regolamentare in modo da garantire un riequilibrio in questo mare di disparità”.

C.s

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