C’è un enorme, agglomerato di spazzatura nell’Oceano Pacifico più grande di Francia, Germania e Spagna messe insieme

Sembra incredibile ma è la realtà: c’è un enorme, immenso agglomerato di spazzatura nel mezzo dell’Oceano Pacifico, grande 1.6 MILIONI di km quadrati, praticamente più di Francia, Germania e Spagna MESSE INSIEME!
Sì, non è una “nuova” notizia, tuttavia con le manifestazioni sul clima dell’ultimo periodo ed i nuovi dibattiti sull’utilizzo della plastica è ritornata prepotentemente d’attualità.

Bisogna, tuttavia, chiarire alcune cose per evitare di fare disinformazione, per cui andiamo con ordine.
Innanzitutto non è l’unico mucchio di spazzatura oceanica ma ve ne sono altri sparsi per il globo ma questo è sicuramente il più grande e quindi il più noto. Questa “isola” (come è stata ribattezzata, “The Great Pacific Garbage patch”), come le altre, si è formata nel corso degli anni a causa delle correnti oceaniche che tendono a concentrare in queste zone dell’oceano moltissima della spazzatura che purtroppo infesta le acque terrestri.
Questa, in particolare, è come detto immensa, non solo come estensione ma anche come massa: 80.000 tonnellate di materiale costituito al 99% da plastica. Grande, secondo un recente studio, fino a 16 volte ciò che si pensava.

I numeri sono certamente terrificanti: si è stimato che questa isola conti la presenza di 1.800 MILIARDI di pezzi di plastica (250 per ogni persona della Terra) MA… oltre il 94% sono minuscoli (le cosiddette microplastiche), sotto il mezzo centimetro, motivo per cui tale “isola” NON è assolutamente visibile dal satellite al contrario di quanto detto in questi anni (sfatando uno dei miti che circolano su questo cumulo di rifiuti). Ovviamente non da alcun conforto questo fatto visto che le microplastiche sono molto più facilmente ingeribili dai pesci rischiando quindi di entrare nella catena alimentare.

Tuttavia le microplastiche, naturalmente, costituiscono la parte più piccola delle 80.000 tonnellate. Pensate che il 46% dell’intera massa di rifiuti è costituito da reti da pesca, il resto sono invasi, cestini, bottiglie (pensate che sono state trovate bottiglie di plastica che recavano come data il 1970!) che provengono da ogni parte del mondo. Addirittura si stima che il 20% dei rifiuti presenti provenga dallo tsunami giapponese del 2011.

L'”isola” ha quindi l’aspetto di una “zuppa” di rifiuti ma che sta diventando con gli anni sempre più grande e più densa, passando dai 400 grammi per chilometro quadro degli anni ’70 a 1,23 kg nel 2015.

Contemporaneamente ai nuovi dati sull'”isola” di rifiuti, vi è un report che afferma che l’inquinamento da plastica nei nostri oceani potrebbe più che triplicare nel 2050 ed essere una delle minacce più gravi per i nostri mari insieme all’acidificazione delle acque (di cui parlammo un paio di giorni fa), a meno di non adottare misure preventive efficaci e, anche se non ancora sufficiente, almeno in Europa la situazione in futuro potrebbe cambiare.

Matteo Miluzio per Chi ha paura del buio?

Credit: The Ocean Clean Up

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