40 anni in parlamento meritano un libro

Pier Ferdinando Casini compie a luglio i suoi primi 40 anni consecutivi in Parlamento: ne è il decano, ma non è certamente l'unico “politico di professione” di lunga militanza, chi sono gli altri?! Il 17 gennaio esce il suo primo libro “C'era una volta la politica. Parla l'ultimo democristiano”, edito da Piemme Editore.

A partire dal 17 gennaio 2023 uscirà nelle edicole (online già in preordinazione) il primo libro di Pier Ferdinando Casini “C’era una volta la politica. Parla l’ultimo democristiano”, edito da Piemme Editore, in formato rilegato, di 208 pagine.
Da quel momento il lbiro verrà presentato in giro per l’Italia: primi appuntamenti sono giovedì 19 gennaio a partire dalle ore 17:30 al Teatro Studio Borgna all’Auditorium Parco della Musica a Roma, e venerdì 27 gennaio alla rassegna “Le voci dei Libri” iniziativa curata e sostenuta da Coop Alleanza 3.0 a Bologna.
Simbolicamente il libro esc
e proprio in questo 2023, anno in cui Casini andrà a spegnere le candeline per i suoi primi 40 anni consecutivi in Parlamento: venne eletto per la prima volta alla Camera dei Deputati il 13 luglio 1983 a 27 anni e mezzo (nato il 3 dicembre 1955, in quella che è sempre restata la sua Bologna).

Ma in questa XIX Legislatura (quella apertasi all’indomani delle elezioni del 25 settembre scorso 2022) non è certamente solo Casini a festeggiare tanti anni, alcuni decenni in Parlamento ininterrottamente. In sua compagnia ritroviamo , in ordine decrescente, “il senatur” Umberto Bossi che “compie” 36 anni ininterrotti in Parlamento il 2 luglio prossimo (è stato eletto per la prima volta nel 1987); il terzetto magico ed istituzionale della destra di Governo: Maurizio Gasparri (già Ministro ed oggi Vice Presidente del Senato), Ignazio La Russa (già Ministro ed oggi Presidente del Senato) e Roberto Calderoli (già ed oggi ancora Ministro, attualmente con incarico agli Affari Regionali e alle Autonomie), tutti e tre con pressoché 31 anni ininterrotti in Parlamento sulle spalle, essendo stati eletti per la prima volta il 23 aprile 1992; a festeggiare 27 anni in Parlamento sarà il 9 maggio il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti eletto nel 1996 per la prima volta; mentre “solo” 22 festeggerà di lì a breve (il 30 maggio) il Ministro della Cultura per antonomasia degli ultimi 10 anni Dario Franceschini, eletto per la prima volta “solo” nel 2001.

Ma torniamo a Pier Ferdinando Casini, è lui d’altronde l’unico a cifra tonda quest’anno e con pieno onore il vero Decano del Parlamento Italiano.

Dal 1983, anno di sua prima elezione, Casini ha svolto ruoli di primo piano sulla scena politica italiana: mai Ministro, ciò ha però certamente contribuito alla sua inquadratura di uomo super partes, ruolo cristallizzato nell’immaginario collettivo durante i suoi 5 anni (2001-2006) alla Presidenza della Camera dei Deputati, allorquando vi furono non poche vertenze da risolvere tra le diverse fazioni e le contrapposte cariche istituzionali.

Una delle prime beghe fu la risoluzione della mancanza di persone individuabili quali Deputati della Repubblica all’indomani delle elezioni del 13 maggio del 2001: le liste di Forza Italia infatti, anche al netto delle possibili diverse scelte di opzione di seggio tra gli eletti, seppur meritevoli di ulteriori 11 seggi risultavano prive di eleggibili, appunto perché tutte le liste erano già esaurite. Un errore in chi allora compilò le liste, attribuito per responsabilità oggettiva all’allora capo della commissione elettorale di Forza Italia, Claudio Scajola. Anche al partito DL-Margherita venivano ancora 3 seggi, questi invece reperiti. La chiave della soluzione della vicenda, non semplice per la nuova maggioranza parlamentare, fu brillantemente escogitata dall’appena eletto Presidente Casini, indicata come “Lodo Casini”, che non mancò da questa prima occasione di preferire la via dell’equità a quella della partigianeria.

Similmente nel corso di quella XIV Legislatura, Casini da Presidente della Camera non di radò si trovò in mezzo ai conflitti -politici sì, ma anche giuridico-costituzionali e non di rado!- tra i due alternatisi Governi Berlusconi II e III ed il Presidente della Repubblica Carlo Azelio Ciampi. Si potrebbe parlare delle leggi rinviate alle Camere, dei moniti di Ciampi, nonché del conflitto deflagrato tra Presidenza della Repubblica e Ministro della Giustizia, Roberto Castelli (Lega), in quanto alle attribuzioni presidenziali sui poteri di Grazia. Il Presidente Casini riuscì sempre abilmente e saggiamente a destreggiarsi nei conflitti, risultando sempre a tutela della Presidenza della Repubblica sebbene mai avverso al Governo, con un ruolo da mediatore e stemperatore.
Il 30 maggio 2012 rinunciò pubblicamente e formalmente ad ogni residuale benefit previsto in quanto ex-Presidente di Montecitorio.

Non a caso il vero ed unico competitor, se così si può dire, per caratura e credibilità alle scorse elezioni per la Presidenza della Repubblica che si sono svolte proprio un anno fa, era gennaio 2022, è proprio stato Pier Ferdinando Casini, che nel presentare il suo libro così ricorda un passaggio di quella travagliata elezione, che ha poi coronato nuovamente eletto il Presidente Sergio Mattarella: «Ci sono momenti in cui tutto torna: i mille pezzi del puzzle vanno al loro posto e la visione si apre nitida davanti a noi. Come il sereno che arriva dopo un temporale. Il 29 gennaio del 2022, entrando nell’aula di Montecitorio per votare il bis di Sergio Mattarella e poi assistere alla sua proclamazione, ho ricevuto un applauso caldo e inaspettato. Quell’accoglienza calorosa è stata come il pezzo mancante di un puzzle che completa il quadro, regala l’immagine finale, la soddisfazione di aver compiuto il proprio dovere fino in fondo». Un bel modo di trasmettere come il Casini uomo e politico ha vissuto quel passaggio politico che di fatto sancì la sua rinuncia e quindi la ri-elezione di Mattarella al Quirinale. Senza lasciar emergere rimpianti o rimorsi: Pier Ferdinando Casini è fatto così, sa che per ogni passaggio politico c’è un vincitore e…ci sono tanti che potranno rifarsi un’altra volta a venire. Perché la politica è l’unico luogo umano dove “non si muore mai”, c’è sempre un altro giorno, c’è sempre un’altra sfida. E di sfide Casini ne ha conosciute ed anche vinte tante, sempre rieletto dal 1983, da allora al 2013 per 30 anni quindi alla Camera dei Deputati, mentre negli ultimi 10 (vuoi anche per strategia elettorale, nonché per accresciuto prestigio e personale e della seconda Camera) ha seduto tra i banchi del Senato della Repubblica dove è più recentemente stato (2017-2018) Presidente della Commissione Parlamentare d’Inchiesta (a norma dell’articolo 82 della Costituzione) sul Sistema Bancario e Finanziario, ed appena prima (2013-2017) fu Presidente della Commissione Affari Esteri, uno dei temi a lui più cari.

Ed infatti, ben più di recente, Casini ha cominciato anche a svolgere il ruolo di docente universitario, presso la LUMSA di Roma (dal 2015) dove insegna “Geopolitica del Mediterraneo” (ed ha tenuto il corso “Esperienze di diplomazia parlamentare: le cooperazioni interparlamentari e il ruolo dei Parlamenti nella politica estera”), e presso la LUISS – Guido Carli di Roma (dal 2017) dove nell’ambito del master in Parlamento e Politiche Pubbliche e dove dirige l’executive master in “Leadership politica”, assieme ai docenti Raffaele De Mucci e Marc Lazar.

Pier Ferdinando Casini in questi 40 anni ha giocoforza attraversato tutte le fasi della politica italiana intercorse e succedutesi: dal crollo del muro di Berlino e quello della “prima repubblica” anche a seguito dello scandalo di Tangentopoli, la stagioni delle bombe mafiose, l’entrata nell’Euro, la fase berlusconiana, la crisi del 2008, le alterne vicende del centrodestra con il tramonto di Berlusconi, l’avvento del populismo dei 5 stelle, i due governi tecnici a distanza di 10 anni l’uno dall’altro, la salita al potere delle destre conservatrici come mai prima d’ora in Italia. E così Casini ha dovuto saper navigare e visto dove lo troviamo ancora oggi, al centro dello scenario politico, possiamo dire che quantomeno ha saputo farlo meglio di tante e tanti altri.

Eletto tra le fila della DC, ne divenne in breve da Dirigente Nazionale della Giovanile a membro della Segreteria Nazionale; poi nel 1993 -a 10 anni in Parlamento- fondò il Centro Cristiano Democratico, una delle gambe del nuovo CentroDestra che si radunò attorno a SilvioBerlusconi; la scelta era netta per il centrodestra, ed infatti Casini divenne uno dei suoi più rinomati e stimati leader, fino appunto alla Presidenza della Camera dei Deputati.

L’esperienza comunque lasciò strascichi, non solo in Casini ma nel suo intero partito, l’U.D.C., fondata nel 2002 e che già nel 2006 ebbe l’ardire di scendere in piazza contro il neo Governo Prodi II sì lo stesso giorno di tutto il resto del centrodestra -era il 2 dicembre- ma non unitariamente a Roma in Piazza San Giovanni, bensì a Palermo, capitale di quella Sicilia che per molti anni è stata il serbatoio tra i più grandi per il voto dell’UDC.

Nel 2008, già ad inizio campagna elettorale, i rapporti tra Casini e Berlusconi -per non parlare di quelli tra questi e Gianfranco Fini- erano oramai logori: si parlò allora di “strategia delle tre punte”, come a dire che il centrodestra schierava 3 leader di caratura nazionale e ciascuno puntava a segnare quanti più reti possibili alle elezioni, ma ciascuno un poco quindi giocando per conto proprio. Se tra Berlusconi e Fini le cose precipitarono rapidamente e irrimediabilmente, con Casini -uomo sempre di equilibrio, strategia lunga e senza rancori- i rapporti non si ruppero mai, anche se fu proprio il leader democristiano a proporre la formula “A-B-C” per uscire dall’empasse del crollo del Governo Berlusconi IV: le lettere simboleggiavano sia la semplicità di una soluzione sia le iniziali dei leader dei partiti allora maggioranza in Parlamento: la A di Angelino Alfano allora Segretario del Popolo della Libertà, la B di Pier Luigi Bersani allora segretario del Partito Democratico, ed appunto la C sua quale leader dell’UDC e di una area di centro che andava allargandosi. Ne nacque di fatto il Governo Monti, tecnico nella sua rappresentazione Ministeriale ma pienamente politico nella sua ideazione nonché base parlamentare.

L’esperienza di Monti e della sua “Scelta Civica” nel 2013 andò a sbattere contro il muro del populismo dell’originario Movimento 5 Stelle, inaspettato nella sua vigorosa affermazione.
Di quegli anni tutti particolari, con un partito arrivato primo (il PD) alle elezioni ma non in grado di governare, con un nuovo astro nascente della politica, Matteo Renzi, certamente interessante ed attrattivo per un politico ormai esperto (allora spegneva 30 candeline in Parlamento) quale Casini già era, e che finì così per avvicinarvisi.

Nel 2018 Casini si candida infatti per la prima volta nell’ambito dello schieramento di centrosinistra con una lista civica nazionale di centro, capace di accogliere non la sua sola esperienza di provenienza democratico cristiana e popolare.

Pur non entrando mai, non iscrivendosi al Partito Democratico, nel 2022, proprio sei mesi fa, Casini è stato scelto nuovamente quale candidato unitario al collegio uninominale per il Senato di Bologna, dove ancora e nuovamente ha conquistato il proprio seggio.

A chi contesta in qualche modo gli ultimi due passaggi, Casini ha dimostrato di saper ancora andare per le strade e tra la gente a raccogliere i propri voti, perché per un democristiano che si fa fregio di questo appellativo non è mica semplice farsi eleggere a Bologna nel seggio uninominale.

Nel frattempo, in questi lunghi anni, Casini è anche stato eletto due volte al Parlamento Europeo (nel 1994 e nel 1999), pur sempre optando per il seggio alla Camera dei Deputati, nonché Presidente dell’Unione Interparlamentare (per il triennio 2005-2008), ancora Presidente dell’Internazionale Democratica Centrista (dal 2006 al 2015).

Una lunga carriera nelle istituzioni repubblicane italiane. Alcuni direbbero “ha campato di politica”: maliziosi ed invidiosi. Pier Ferdinando Casini è certamente il decano del Parlamento ed il “politico di professione” per eccellenza nel nostro Paese. E cosa mai ci sarebbe poi di male, di per sé? Che non si vuole andare da un dottore esperto quando si sta male? La professionalità, anche nella politica, oggigiorno, dopo anni di alzate di spalle e denigrazioni, forse sta finalmente riemergendo. E d’altronde non può che essere così. Anche per fare politica, ad alti ed altissimi livelli, serve competenza, che non si raggiunge né in prove di semplicità o onestà conclamata, né inventandosi “politici” dove una vita -anche professionale, anche brillante- in tutt’altro campo ed ambito.

E d’altronde, se ci fermiamo un momento a pensarci su, alcune delle figure giudicate più largamente credibili nella scena politica italiana sono persone che la politica la masticano da illo tempore, e non potrebbe essere altrimenti. Facciamo giusto quattro nomi.

Emma Bonino: figura iconica della prima e della seconda -quindi ormai financo della terza- repubblica, ha incarnato le battaglie radicali con e come Marco Pannella, assurgendo più recentemente a vessillo delle libertà e del progressismo spinto, radicale da sempre, entrò per la prima volta in Parlamento nel 1976, venendo poi più e più volte eletta, non sempre però, fino al 2022.

Sergio Mattarella, il nostro Presidente della Repubblica, che con Casini condivide il momento di ingresso nel Parlamento: il 12 luglio 1983. Mattarella chiamato alla politica a seguito del truce attentato subito dal fratello Piersanti il 6 gennaio 1980 in qualità di Presidente della Regione Sicilia, ne venne per così dire sollevato nel 2008 quando divenne Giudice della Corte Costituzionale, infine richiamato -un poco inaspettatamente- nella gogna della politica sul proscenio nel 2013 con la sua elezione al Quirinale. Possiamo dire dopotutto che Mattarella e Casini sono “coetanei” nell’impegno parlamentare.

Ancora prima, nel 1972, era entrato per la prima volta in Parlamento Giuseppe Pisanu: uscito dalle scene dal 2013, dopo essere stato tra i collaboratori di Aldo Moro (Beppe fu capo della Segreteria Politica di Benigno Zaccagnini dal 1975 al 1980) in tempi antichi e poi ben più recentemente due volte Ministro nei Governi Berlusconi, infine dal 2008 al 2013 Presidente della Commissione Parlamentare Bicamerale AntiMafia. In questa sua ultima prestigiosa e stimata veste ebbe a dichiarare all’ANSA il 30 giugno 2010 che tra il 1992 e il 1993 «è ragionevole ipotizzare che nella stagione dei grandi delitti e delle stragi si sia verificata una convergenza di interessi tra cosa nostra, altre organizzazioni criminali, logge massoniche segrete, pezzi deviati delle istituzioni, mondo degli affari e della politica. Questa attitudine a entrare in combinazioni diverse è nella storia della mafia e, soprattutto è nella natura stessa della borghesia mafiosa».
Pisanu non siede quindi più da 10 anni in Parlamento, eppure lui è stato -per ora- per 1 anno più di Casini in Parlamento: ecco il prossimo record da infrangere per Casini.

Infine, non si può non citare colui che davvero ancora detiene il titolo di membro più antico per prima elezione in Parlamento ancora vivente: Giorgio Napolitano. Il primo Presidente per due volte della Repubblica, Napolitano siede in Parlamento dal 1953, ove venne rieletto fino al 1996 (ma con una interruzione tra 1983 e 1986, ecco perché Pisanu vanta più anni), ricoprendo la carica -come poi Pier Ferdinando Casini- di Presidente della Camera dei Deputati dal 1992 al 1994. Divenne comunque Ministro dell’Interno nel Governo Prodi I e poi Europarlamentare (1999-2004). Successivamente Napolitano è divenuto prima Senatore a Vita (dal 2005 per nomina del Presidente Ciampi) e poi appunto, come detto, nel 2006 e di nuovo nel 2013, Presidente della Repubblica Italiana.

E qui al Quirinale, alla Presidenza della Repubblica siamo tornati. Perché tutte le strade conducono al Quirinale. Casini si schernirà sicuramente quando la domanda verrà fuori -perché verrà fuori!- durante le presentazioni del suo primo libro, che poi è stata l’occasione di questo tuffo nelle ultime decadi della vita parlamentare e politica del nostro odiato e amato Paese. Questo è dopotutto il libro di Casini: 40 di storia politica parlamentare da cui si possono trarre le lezioni che a ciascuno più garbano. Perché Casini può piacere come no, ci mancherebbe, ma resta il fatto che il suo punto di vista, la sua voce, il suo racconto è e resterà quello di uno dei protagonisti dell’intera seconda repubblica, se non di più, a cavallo tra fine della prima ed inizio della terza. Osteggiatori per mestiere, un consiglio: consultate il volume di Casini, perché se magari anche non vi piacesse, molto probabilmente riuscirà non di rado a convincervi e farvi sposare le sue tesi e conclusioni. Perché questo è stato ed è il Pier Ferdinando Casini politico da sempre: il miglior interprete di quella teoria e tecnica della moderazione, della concertazione e della convergenza di pura ed alta scuola Democratico Cristiana. Perché solo Casini non ha mai smesso e non smetterà certamente ora di rivendicare con orgoglio almeno per sé questa patente così tanto vituperata e disprezzata. Eppure al cuore ed alla propria identità non si comanda. Parola dell’ultimo democristiano italiano.

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