Malghe a rischio, la lettera di un lettore denuncia le difficoltà dell’alpeggio

Riceviamo e pubblichiamo la lettera del nostro lettore Lorenzo Baghin, che pone l’attenzione sulla difficile situazione delle malghe dell’Altopiano, patrimonio storico e culturale sempre più a rischio tra burocrazia, costi crescenti e mancanza di sostegni concreti.

La lettera

Grazie a un’«Iniziativa finanziata dal Programma di Sviluppo Rurale per il Veneto 2014/2020», nel 2022 usciva la prima edizione de «La Via delle Malghe», un progetto ideato e realizzato dall’Unione Montana Spettabile Reggenza dei Sette Comuni: un libretto corredato da una cartina in cui facevano bella mostra 88 malghe dell’Altopiano.

Ebbene, dopo tre anni, quante malghe sono ancora attive e quante lo saranno negli anni a venire?

Qualche settimana fa ho scambiato personalmente le cosiddette «quattro parole» con alcuni malgari e posso dire che la gestione estiva delle malghe si sta facendo sempre più difficile: lupi, affitti, siccità, costi, casari, agriturismi, proprietà collettiva, nuove regole di concessione, mancanza di acqua e corrente, criteri più rigidi delle ASL sul latte crudo costringono alla rinuncia dell’alpeggio.

Convegni come «La montagna va tutelata, a beneficio di tutti» e «La malga di domani» organizzati a Gallio e Lusiana Conco, unitamente alle solite «promesse» e «belle parole» degli enti preposti, non sono serviti a nulla o quasi. Non è stata presa alcuna decisione concreta e con l’aumento di nuove restrizioni più di qualcuno non ha rinnovato la propria presenza in alpeggio.

Tutti concordi nel ribadire che le malghe sono un patrimonio storico autentico e che rappresentano il cuore della produzione dei formaggi tradizionali. Ma quando arrivano i problemi, gli aiuti sono pochi o inesistenti e così i malgari devono ricorrere all’arte di «arrangiarsi».

L’Altopiano di Asiago nel 2024 puntava alla candidatura a Riserva di Biosfera Mab Unesco, ma se andiamo avanti così le malghe resteranno soltanto un ricordo. Un vero peccato.

Pensavo sinceramente che Comuni ed enti preposti potessero risolvere il problema delle malghe con aiuti reali e concreti, ma ho la sensazione che si vada a investire solo dove c’è un possibile ritorno economico.

Mi fermo qui e auspico vivamente che «chi di dovere» si metta una mano sulla coscienza e riesca a trovare rimedi, con fatti e non parole, per risolvere le problematiche legate all’alpeggio.

Lorenzo Baghin

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